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Giugno 2016

 

 

09/06/2016

Commiato. Si è spento il prof. Giuseppe Benedetto Napoli; alle 15.30 le esequie in chiesa Madre

 

Prof. Giuseppe Benedetto Napoli

Mercoledi 8 giugno si è spento il prof. Giuseppe Benedetto Napoli. Le esequie saranno celebrate oggi, giovedi 9 giugno, alle ore 15.30 in chiesa Madre.
Del "professore Napoli" (nella foto a lato, con alcuni giovani dell'oratorio della chiesa Madre nel 1973), ne serbano un caro ricordo quanti lo hanno conosciuto ed apprezzato.
Di seguito, alcuni dei numerosi messaggi di cordoglio.

"Ognuno corre alla porta
di un destino che non vede;
quando torna la luce,
spesso,
è già entrato per sempre
".
(Giuseppe Benedetto Napoli)


"Mio zio Pino, una persona speciale e di grande erudizione.
Capace di geniale inventiva, voglia di costruire e grande determinazione a non ascoltare nessuno: incluso il buon senso; ha saputo vivere da solo sfidando il giorno e le sue amate e inconcludenti notti.
Ha speso la sua vita a dominare i suoi incubi e ad aiutare anche chi non lo meritava.
Sapere vivere credo voglia dire soprattutto questo".
          Giuseppe Napoli (Palermo)

"É lontano e tenero il ricordo che mi lega al Prof. Napoli.
Risale alla mia adolescenza, quando partecipavo alle prove di canto del coro della chiesa Madre, che lui per tanti anni ha diretto.
Mi presentavo puntualmente a quello che per me era un piacevolissimo appuntamento settimanale, fatto di impegno, di studio, ma soprattutto ricco di giovialità e fantasia.
Sì, fantasia!
Quella che mi si scatenava in quel piccolo studiolo di altri tempi mentre, in attesa del maestro, curiosavo furtiva tra i libri, gli appunti e i quaderni ammucchiati disordinatamente sui mobili; o ammirando le eleganti pitture del soffitto; o sentendo l'intensa fragranza di dopobarba che inondava tutta la casa, già prima che lui ci raggiungesse elegante, ben pettinato e fresco di rasatura.
Era sempre un po' emozionato, quasi intimidito da quella piccola folla rumorosa che lo salutava calorosamente ma poi, si sedeva in mezzo a noi, si scaldava le mani, proponeva i brani della giornata, impugnava il mandolino ed entrava nella sua più congeniale dimensione: la musica.
Ed io ero fiera dei miei e degli altrui progressi, frutto del suo costante ed ammirevole perfezionismo.
Soddisfatta, tornavo a casa e, sebbene timidissima, percorrevo tutta la strada saltellando e canticchiando ad alta voce il motivo che mi era maggiormente rimasto in mente.
Grazie Professore, per la leggerezza che ha saputo regalarmi".
          Mirella Salvaggio

"Il professore Pino Napoli ci ha lasciati.
Io ho avuto la fortuna di conoscerlo fin dai primi anni Cinquanta e posso affermare che era un uomo buono e molto preparato e conosceva il latino e il greco come noi conosciamo il nostro dialetto.
Gli vorrei dire soltanto: Riposa in pace.
Sarai sempre nel cuore e nella mente di chi ti ha conosciuto e non solo dei parenti.
Grazie Professore dell'amicizia che mi hai offerto.
Non aggiungo altro. Ti saluto come ai vecchi tempi con: Sabbenadica profissù".
          Carmelo Luparello

"Addio amico romantico.
Opera vivente delle belle lettere.
Appartenente più all'immaginario ed invece così reale.
Uomo carsico dai fugaci giorni e dalle colte insonni e interminabili notti.
Pronto, senza nulla pretendere, ad istruire generazioni di giovani, facendo diventare tangibili e presenti opere e personaggi dei libri, come se anche questi fossero attorno a quel tavolo a compiacersi di loro narrare.
La ripetizione trascendeva puntualmente verso la lectio magistralis, che nelle interminabili incidentali, assumeva la struttura delle funzioni matematiche, dimostrando l'indimostrabile.
Amico carissimo mi mancherai, ma il tuo ricordo, sono sicuro, mi darà la gioia di un sorriso sereno nel rimembrare il suono del mandolino.
Ciao Professore".
          Venerando Bellomo

"Il prof. Pino ha vissuto certamente una vita particolare, per i tanti ed originali legami che ha coltivato con il mondo che lo ha circondato.
Capace di intense e sincere amicizie, ha dato più di quanto ha ricevuto.
Nessuno potrà ignorare la sua ricca erudizione, la sua bontà, la sua umanità".
          Lillo Agnello

"
Ho appreso della morte del Professore Napoli.
Un vero personaggio per il nostro paese.
Mi incuriosì così tanto da scriverne una poesia, tantissimo tempo fa.
L' ANONIMU
Lu paisi è a lu scuru
ni la notti di lu 'miernu
e si senti lu passìu
d' un cristianu sulu sulu,
eni iddu sulitariu
cu lu tascu chiddu scuru
lu cappottu color grigiu
e li scarpi cu lu taccu.
Era stranu pi daveru
m' anchi tantu scunzulatu
ddu cristianu ca si 'nchiui
ni li jorna suliggiati.
Si cumminci a la tarda
dopu tanta di passiata
a trasirisinni intra
cu lu scantu di la fudda.
Li furnara ca grapieru
cu lu cantu di lu gaddu
mentri svonta ni lu cursu
puoni accellera lu passu.
La jurnata accuminciani
ma l' anzianu scumparini
cu lu dubbiu ni lassani
ni dda notti di silenzii".
          Aristotele Cuffaro
 

 

"In ricordo del prof. Napoli mi sovviene questa vecchia foto con mio padre, in un momento di diletto con una delle due sue grandi passioni, la musica.. l'altra sua grande passione è stata il calcio ed in particolare il Torino.
Il Professore, a molti della mia generazione, o giù di li, ha dato tanto, rappresentando uno stimolo intellettuale non indifferente, non foss'altro per l'attenzione che ti destava un personaggio così particolare e unico per il modo in cui viveva.
Colto, particolarmente erudito, generoso, disponibile ed altruista, di lui ricorderò sempre le lunghe passeggiate serali estive a parlare del più o del meno; ma ricorderò soprattutto le lunghe discussioni di calcio, l'insegnamento gratuito e disinteressato del latino e le serenate col suo mitico mandolino.
L'arguzia mentale, l'applicazione e il suo perfezionismo erano semplicemente ammirevoli.
Era una persona di altri tempi per l'educazione e il distacco con cui viveva le cose, un romantico dell'ottocento vissuto ai nostri giorni.
Non sempre compreso, a volte vittima di qualche brutto gesto, rimane uno dei pochi personaggi grottesi che ha avuto il coraggio di vivere la vita a modo suo.
Buon viaggio Prof.".
          Salvino Tirone

"Lo conoscevo personalmente, qualche volta ci siamo incontrati a casa sua.
Sensibilità e grande erudizione, mi piaceva ascoltarlo".
          Michelangelo Farruggia

"
Sono molto dispiaciuto della scomparsa del prof. Pino Napoli, come solevamo chiamarlo, per il grande rispetto verso la sua cultura poliedrica.
Da giovane l'ho frequentato ed ho avuto modo, fin da allora, di apprezzarne sia le qualità umane, sia la conoscenza approfondita dei temi culturali a lui cari.
Ne ho apprezzato anche la sensibilità musicale.
La mia oltre quarantennale lontananza da Grotte non mi ha permesso di conoscerlo in alte fasi della vita.
Serbo comunque di lui un ricordo pregevole.
Le mie sentite condoglianze alla famiglia Napoli, verso la quale sono lontane le radici dell'amicizia e della stima reciproca".
          Olindo Terrana


"
Il prof. Napoli... persona di inestimabile cultura ed educazione.
Risorsa della comunità grottese non compresa, che ho avuto l'immenso onore di conoscere culturalmente in maniera approfondita.
Buon viaggio Prof.".
          Fabiola Marsala

"Ho appreso con vera tristezza della morte del Professore Napoli; persona dalla incomparabile erudizione, chiaramente complessa e bizzarra ma, ahimè, non valorizzata dalla nostra comunità!
Che riposi in pace in un nuovo mondo che felicemente gli apparterrà...".
          Alfonso Giambra

"
Ciao Professore, ci lasci un grande vuoto".
          Vincenzo Castronovo
 

 

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09/06/2016

Commiato. "Abbiamo perso prima di tutto un poeta", in memoria del prof. Napoli; di Giovanni Volpe

 

Giovanni Volpe
Giovanni Volpe

"Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo"; queste parole, miste a rabbia e raccapriccio, Moravia le dedicò, nella sua orazione funebre, a Pasolini.
É da ieri, da quando ho appreso della morte del Professore Napoli, che mi rimbombano nelle mente.
Siamo in un pianeta molto più piccolo noi, ma del quale tutti ci ricorderemo: Grotte, e a Grotte, Poeti come Lei, ne nascono non tre o quattro ogni secolo, ma, quando va bene, uno.
Noi avevamo Lei, Professore Napoli, e adesso nessuno.
In futuro qualcuno arriverà, ne sono certo, ma per il momento cala il sipario e a noi non resta che celebrarLa per come meritava.
Poesia è stata la sua vita, il suo mondo interiore, il suo anticonformismo e non appaia consolatorio, idealizzato, né edulcorato, quanto io scrivo, perché la sua Poesia e la sua vita era impastata di dolore e dal dolore nasceva.
Il dolore di una vita fatta di scelte impopolari e controcorrente, di amori vissuti in un eden da cui latitava la carne e la cui latitanza imponeva sofferenza.
Una poesia impastata di verità non nascoste e che appunto perché rese palesi si esponevano all’altrui superficialità, rozza incomprensione e ignorante sarcasmo.
Ciò nonostante Lei volava alto sulle miserie altrui anche se ha inseguito per decenni il sogno di una normalità impossibile da raggiungere e per questo agognata al massimo.
Classicamente crepuscolare, ermetico ed emblematico, trovava nel suo silenzio parole impastate di verità amare, mentre con le note sapeva raccontare l’incontaminato eden che inseguiva.
Il suo mondo interiore era musicalmente in minore, quello musicale in maggiore, perché la musica, per Lei, conduceva nel mondo dei sogni, proteggeva, teneva al sicuro dalle incrostazioni volgarmente terrene.
Le parole invece sporcano i sogni, ce li indicano come tali e contribuiscono a quel più di coscienza di noi stessi e del mondo ragion per cui ce li rendono, i sogni, irrealizzabili e irraggiungibili.
Grazie per non avercelo nascosto, grazie per i tasselli che ci ha dato alla comprensione di quel mosaico complesso che è la vita e ci scusi se non sempre siamo stati alla sua altezza.
"Il poeta dovrebbe esser sacro" diceva ancora Moravia, Lei, per noi, lo è stato e lo sarà.

  

Giovanni Volpe
9 giugno 2016
© Riproduzione riservata.
  

 

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11/06/2016

Commiato. "Ciao, grande amico e mio professore", in memoria del prof. Napoli; di Gianni Costanza

 

Gianni Costanza, operatore culturale
Gianni Costanza

Gianni Costanza, Antonio Carlisi, Filippo Vitello, Calogero Patanella
Amici di gioventù

Correva l'anno 1973, in chiesa Madre
Chiesa Madre '73

Con la morte del prof. Giuseppe Benedetto Napoli, Grotte perde uno dei suoi figli migliori.
La dirompente cultura spaziava dalla conoscenza e dall’insegnamento del Greco antico e del Latino, alla musica, al teatro, allo sport. Tanti giovani studenti di scuole superiori, ed universitari, con i suoi insegnamenti hanno visto colmare ed eliminare vistose lacune del Greco antico o del Latino.
Uomo di profonda fede cristiana, semplice, umile. Pur avendo grandi qualità oratorie era schivo nel  manifestarsi pubblicamente. Spesso, quando esaltavo la sua preparazione, con umiltà abbassava il volto per terra, quasi a vergognarsi dei miei apprezzamenti. Per tanti anni, Presidente dell’azione Cattolica della chiesa del Carmelo e della chiesa Madre, dove suonando l’organo ha saputo amalgamare ed armonizzare tantissime voci bianche per il coro della santa Messa. Amante del teatro nelle vesti di regista, per tanti anni collaborò alla festa della Matricola (cioè i nuovi iscritti all’Università).
L’Azione Cattolica della chiesa del Carmelo e della chiesa Madre di tanti anni fa, a guida di padre Tortorici, padre Agrò e del prof. G. Napoli, ha contribuito a formare ottimi padri di famiglia con responsabilità pubbliche di grande rilievo - come il dott. Filippo Vitello, Procuratore della Repubblica della città di Siena, col quale in questi giorni, durante un convegno a San Nicola (Grotte), nel ricordare i bei tempi dell’Azione Cattolica della chiesa Madre, ho voluto fare una foto ricordo insieme al dott. Totò Carlisi ed al dott. Calogero Patanella -.
In quella circostanza, non avendo chiaro il quadro clinico del prof. G. Napoli, proposi al dott. Filippo Vitello di organizzare una rimpatriata con lui ed altri dell’Azione Cattolica di quel tempo quali il dott. Filippo Costanza (mio fratello), il dott. Franco Tirone, l’infermiere Giovanni Garifi, l’insegnante Mirella Salvaggio, la dott.ssa Franca Vassallo, l’insegnante Ciccina Vassallo, il dott. Vincenzo Tomaselli, l’imprenditore Domenico Spadaro, la gentilissima sorella di padre Tortorici e tanti altri che involontariamente non menziono.
Componenti di quella Azione Cattolica di un tempo i quali, ricordò il Procuratore Vitello, per diversi giorni, nella forma di generoso volontariato, accudimmo “lu zi Giurlannu”, un anziano che da solo abitava in una casa di campagna, nella vecchia curva sulla strada che conduceva alla stazione ferroviaria.
Nel campo della  musica, arte non meno povera di tante altre, il prof. G. Napoli era così meticoloso che la sua chitarra ed il mio banjo-mandolino, prima di iniziare a suonare, dovevano essere accordati con molta precisione; questo perché, dotato di un orecchio raffinato che, a differenza di tanti altri musicisti, suonava molto bene anche senza pentagramma.
La sua abitazione, vicino la chiesa Madre, di fronte a quella della sua famiglia, proprio al primo piano, è stata frequentata da studenti di scuole superiori, universitari, amici dell’Azione Cattolica, orchestrali, amanti del teatro e dell’arte.
Con me non ha mai affrontato tematiche sulla politica, equidistante da tutti.
Che serate indimenticabili con la sua chitarra ed il mio banjo-mandolino.
Bellissimi e graditi i suoi sottilissimi virtuosismi, rispettoso del ritmo che solo i veri maestri tengono in massima considerazione.
Mentre suonavamo, il prof. Napoli, ricordo, era in grado di percepire non solo l’orchestrale che saltava o sbagliava un semplice accordo ma anche una corda stonata dello strumento.
L’altro bravo  chitarrista, che godeva della stima del prof. Napoli era  Aldo Randazzo, uno dei migliori chitarristi di Grotte che, in più occasioni, prestava la sua voce per cantare le sue melodiche e romantiche canzoni.
Nel corso della santa Messa del suo funerale, il dott. Salvatore Bellavia ha relazionato bene sulla  sua cultura, sulle sue abitudini, sul suo pensiero.
Ha ricordato, e questo non l’ho mai saputo, che in quegli anni il prof. G. Napoli come attore annoverò Giuseppe Spitali (“Peppi” per gli amici).
Pur avendo tante capacità non ha mai gradito il protagonismo, spinto sempre dalla voglia del dialogo senza limiti con tutti.
Il rammarico - ha ricordato il dott. Salvatore Bellavia - è stato quello di non avere convinto ancora di più il prof. G. Napoli a pubblicare le sue poesie e farle conoscere al grande pubblico.
Ha scritto e musicato alcune melodiche canzoni che, a sua insaputa, dal suo nastro di una piccola cassetta ho trasferito su CD facendogliene omaggio, con una mia dedica alla sua persona.
Ricordo la sua emozione, gli occhi lucidi quando, ricevendo tra le mani quel CD, ha letto la mia dedica.
Tantissimi giovani, con le sue lezioni di musica, hanno imparato a suonare la chitarra o il mandolino.
Avendo appreso da me che anche mio figlio Enzo suona la chitarra, spesso mi telefonava dicendomi che aveva il piacere di conoscere e suonare insieme a lui.
Un giorno gli feci vedere una mia scultura in legno; osservatala mi disse: “È bella perché hai rispettato  le proporzioni, non è un viso statico, cioè fermo, ma dinamico come se dialogasse, come quando noi scriviamo un bel pensiero”.
Sapendo che io giocavo a calcio con il fratello Totuccio, bravo e grintoso difensore, un giorno mi disse che anche a lui da ragazzo piaceva giocare a calcio, naturalmente, e non poteva essere diversamente, indossando la maglia n° 10 cioè quella del regista.
Ecco perché il calcio era il suo sport preferito, tifoso della Nazionale e del Torino.
Quante volte l’ho incontrato sulla soglia della rivendita giornali del sig. Salvatore Arnone, con la Gazzetta dello Sport sotto braccio.
In poco tempo è andato via in silenzio, lasciando un vuoto incolmabile alla famiglia ed alla cultura di Grotte.

Ciao, grande amico e mio professore
.
  

Gianni Costanza
11 giugno 2016
© Riproduzione riservata.
  

 

         

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