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Gennaio 2021

MESSAGGI DAI LETTORI

 

29/01/2021

Poesia. "Un tempo.. il mio paese"; di Mariangela Morreale

 

Mariangela Morreale
Mariangela Morreale

Riceviamo e pubblichiamo.

UN TEMPO... IL MIO PAESE

Passeggiando per le vie del mio paese
tra case intrecciate e strade a labirinto,
gran nostalgia mi assale nel riveder
i luoghi della mia infanzia.

Mi affiorano alla mente i suoni degli
antichi mestieri che si svolgevano
nelle case di gesso lungo le strade in salita.

Lo scalpellìo del ciabattino,
il batter dell'incudine rovente del fabbro,
lo zoccolo duro del cavallo nelle mani
del maniscalco.

Il suono della pialla che con maestria
il falegname usava per creare capolavori
e lo stagnino che con pazienza faceva tornare
nuove pentole e posate.

Maestri del tempo,
infaticabili,
sempre pronti a soddisfare
i bisogni dei paesani.

L'odore fragrante del pane appena sfornato
e del vino appena travasato,
inondavano poi
le vie del mio paese.

Sento ancora l'eco
del banditore
che con il tamburo annunciava
la notizia del giorno.

E mi ritrovo bambina
all'ombra dei ricordi del passato,
infanzia felice in giochi del tempo.
Rivedo i vecchi seduti davanti all'uscio
a raccontarsi storie di vita vissuta.

Ricordi.

Passeggiando tra i vicoli,
mi sembra di riveder
i panni stesi al sole
tra un balcone e l'altro
ed emanare odore di Marsiglia.

E rivedo i contadini
che all'imbrunire
facevano ritorno.

Ora paese mio ti vedo stanco e sconsolato,
strano destino che ti accomuna a tanti paesi.
Un insolito letargo ti avvolge
aspettando chissà chi, chissà che cosa
.
  

                
Mariangela Morreale
                           © Riproduzione riservata.
  

 

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27/01/2021

Poesia. "Girgenti"; di Antonino Causi

 

Antonino Causi
Antonino Causi

Riceviamo e pubblichiamo.

GIRGENTI

Tu vestita dei tuoi mandorli in fiore
sei culla, terra di cultura,
testimonianza sapiente di popoli greci,
incanto per turisti di ogni dove,
approdo privilegiato che ci commuove.

Fra i tuoi templi si odono
suoni di momenti fausti e gloriosi
e il nostro vivere è specchio meticoloso
di storie quotidiane
di memorie pirandelliane.

Questo inestimabile patrimonio
artistico, archeologico e paesaggistico
deve essere vanto e orgoglio,
non depredazione barbara,
scelleratezza che separa.

Rimbocchiamoci tutti quanti le maniche
per costruire e non distruggere,
preservare e proteggere i sorrisi di Giunone
e di Concordia la maestosità
con cura e civiltà.

E se i nostri governanti
in tutti questi decenni
ti hanno sfigurata in sì tanta bellezza,
oh Girgenti mia! Chiama le muse
per ispirar le loro menti ottuse
.
  

                
Antonino Causi
                           © Riproduzione riservata.
  

 

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10/01/2021

Poesia. "Perché siamo qui", di Giorgio Infantino

 

Giorgio Infantino
Giorgio Infantino

Riceviamo e pubblichiamo.

“PERCHÈ SIAMO QUI

Noi uomini siamo qui
sulla terra
per imparare
nella scuola di vita
ciò di cui abbiamo bisogno:
l`applicazione delle Leggi divine.

Siamo sulla terra,
nella scuola di vita,
per prepararci
ad andare nell’aldilà,
in modo che, al nostro decesso
possiamo essere accolti
da esseri di luce.

Siamo nella scuola
di vita terrena
per riconoscere e sistemare,
ciò che vogliono dirci
le giornate, le ore, i minuti,
i secondi  perfino gli attimi.

Siamo nella scuola
di vita terrena
per perdonare il nostro prossimo
con il quale siamo
forse in dissidio
per chiedergli perdono
e per non rifare più
ciò che ha provocato i litigi.

Siamo nella scuola
di vita terrena,
per accettare
le nostre sofferenze e malattie
e, accettandole
riconoscere ciò che ha
provocato la sofferenza e la malattia,
per poi eliminarlo.

Siamo qui nella scuola
di vita terrena,
per adempiere le Leggi divine
e dare nell’aldiquà
un indirizzo luminoso e sereno
alla propria vita
nell’aldilà`.

Lì esistono mondi luminosi,
di materia sottile,
con paesaggi dai colori
che sono un incanto
di armonia e sinfonia.

Chi supera la scuola
di vita sulla terra,
adempiendo le Leggi divine
si crea sin d`ora
una vita luminosa e piacevole
per l’aldilà
.

                    Giorgio Infantino (da Wolfsburg - Germania)
                           © Riproduzione riservata.
 

 

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06/01/2021

Poesia. "Fratelli", di Stella Agbonlahor

 

Stella Agbonlahor
Stella Agbonlahor

Riceviamo e pubblichiamo.

“FRATELLI”

Fratello mio, guarda la tua mano.
Che cosa vedi, non vedi dita?
Non sono tutte diverse?
Un dito è molto corto e più piccolo degli altri,
e un altro si allunga un po’ di più,
e un altro ancora è pomposo e grosso.
Ma sono tutte dita.
Allora perché mi paragoni con gli altri?
Non siamo tutti diversi?
Forse io sono più piccola, forse sono più povera…
Mentre tu sei grande e pomposo.
Ma non siamo tutti fratelli?

“BROTHERS”

My brother, look at your hand.
What do you see, don’t you see fingers?
Are they not all different?
One is very short and smaller than the others,
and another stretches a bit more,
and still another one is pompous and big.
But they are all fingers.
So why do you compare me with others?
Are we not all different?
I might be smaller, I might be poorer…
While you are great and pompous.
But are we not all brothers?

                    Stella Agbonlahor
                   
                   
Dalla raccolta “SIMPLICITY - espressioni poetiche di Stella Agbonlahor” (traduzione a cura di Marina Forza)
                    Ivo Forza Editore, Vicenza, Aprile 2020
                    Per gentile concessione dell'Editore

                           © Riproduzione riservata.
 

 

         

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