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Dichiarazioni e lettere del Santo Padre al Cammino Neocatecumenale


Discorso di Sua Santità Benedetto XVI (10/01/2009) Visita l'argomento

Dichiarazione di Sua Santità Benedetto XVI (28/03/2007) Visita l'argomento

Lettera di Sua Santità Benedetto XVI (01/12/2005) Visita l'argomento

Lettera di Sua Santità Giovanni Paolo II a Mons. Cordes (30/08/1990) Visita l'argomento

Indicazioni di Sua Santità Giovanni Paolo II (11/02/1983)  Visita l'argomento
 

Discorso di Sua Santità Benedetto XVI

Discorso del Papa ai membri del Cammino neocatecumenale a Roma, nel 40° anniversario degli inizi dello stesso Cammino nella capitale, tenuto il 10 gennaio 2009 nella Basilica Vaticana.

          Cari fratelli e sorelle! Con grande gioia vi accolgo quest’oggi così numerosi, in occasione del 40° anniversario dell’inizio del Cammino neocatecumenale a Roma, che conta attualmente ben 500 comunità. A voi tutti il mio cordiale saluto. In special modo saluto il cardinale vicario, Agostino Vallini, come anche il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici, che con dedizione vi ha seguiti nell’iter di approvazione dei vostri statuti. Saluto i responsabili del Cammino neocatecumenale: il signor Kiko Argüello, che ringrazio cordialmente per le parole con cui si è fatto interprete dei sentimenti di tutti voi, la signora Carmen Hernández e padre Mario Pezzi. Saluto le comunità che partono in missione verso le periferie più bisognose di Roma, quelle che vanno in «missio ad gentes» nei cinque continenti, le 200 nuove famiglie itineranti, e i 700 catechisti itineranti responsabili del Cammino neocatecumenale nelle varie nazioni.
          Questo nostro incontro si svolge significativamente nella Basilica Vaticana costruita sul sepolcro dell’Apostolo Pietro. Fu proprio lui, il Principe degli Apostoli che, rispondendo alla domanda con cui Gesù interpellava i Dodici sulla sua identità, confessò con slancio: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» ( Mt 16,16). Voi oggi siete qui riuniti per rinnovare questa stessa professione di fede. La vostra presenza, così folta e animata, sta a testimoniare i prodigi operati dal Signore nei trascorsi quattro decenni; essa indica anche l’impegno con cui intendete proseguire il cammino iniziato, un cammino di fedele sequela di Cristo e di coraggiosa testimonianza del suo Vangelo, non solo qui a Roma ma dovunque la Provvidenza vi conduca; un cammino di docile adesione alle direttive dei Pastori e di comunione con tutte le altre componenti del Popolo di Dio.
          Voi questo intendete fare, ben consapevoli che aiutare gli uomini di questo nostro tempo ad incontrare Gesù Cristo, redentore dell’uomo, costituisce la missione della Chiesa e di ogni battezzato. Il «Cammino neocatecumenale » si inserisce in questa missione ecclesiale come una delle tante vie suscitate dallo Spirito Santo con il Concilio Vaticano II per la nuova evangelizzazione. Tutto ebbe inizio qui a Roma, quarant’anni or sono, quando nella parrocchia dei Santi Martiri Canadesi si costituirono le prime comunità del Cammino neocatecumenale. Come non benedire il Signore per i frutti spirituali che, attraverso il metodo di evangelizzazione da voi attuato, si sono potuti raccogliere in questi anni? Quante fresche energie apostoliche sono state suscitate sia tra i sacerdoti che tra i laici! Quanti uomini e donne, e quante famiglie, che si erano allontanate dalla comunità ecclesiale o avevano abbandonato la pratica della vita cristiana, attraverso l’annuncio del kerygma e l’itinerario di riscoperta del Battesimo, sono state aiutate a ritrovare la gioia della fede e l’entusiasmo della testimonianza evangelica!
          La recente approvazione degli statuti del «Cammino» da parte del Pontificio Consiglio per i laici è venuta a suggellare la stima e la benevolenza con cui la Santa Sede segue l’opera che il Signore ha suscitato attraverso i vostri iniziatori. Il Papa, vescovo di Roma, vi ringrazia per il generoso servizio che rendete all’evangelizzazione di questa città e per la dedizione con cui vi prodigate per recare l’annuncio cristiano in ogni suo ambiente.
          La vostra già tanto benemerita azione apostolica sarà ancor più efficace nella misura in cui vi sforzerete di coltivare costantemente quell’anelito verso l’unità che Gesù ha comunicato ai Dodici durante l’ultima cena. Prima della passione, infatti, il nostro Redentore pregò intensamente perché i suoi discepoli fossero una cosa sola in modo che il mondo fosse spinto a credere in lui (c­fr Gv  17,21). È questa unità, dono dello Spirito Santo e incessante ricerca dei credenti, a fare di ogni comunità un’articolazione viva e ben inserita nel Corpo mistico di Cristo. L’unità dei discepoli del Signore appartiene all’essenza della Chiesa ed è condizione indispensabile perché la sua azione evangelizzatrice risulti feconda e credibile.
          So con quanto zelo stiano operando le comunità del Cammino neocatecumenale in ben 103 parrocchie di Roma. Mentre vi incoraggio a proseguire in questo impegno, vi esorto ad intensificare la vostra adesione a tutte le direttive del cardinale vicario, mio diretto collaboratore nel governo pastorale della diocesi. L’inserimento organico del «Cammino» nella pastorale diocesana e la sua unità con le altre realtà ecclesiali torneranno a beneficio dell’intero popolo cristiano, e renderanno più proficuo lo sforzo della diocesi teso a un rinnovato annuncio del Vangelo in questa nostra città.
          In effetti, c’è bisogno oggi di una vasta azione missionaria che coinvolga le diverse realtà ecclesiali, le quali, pur conservando ciascuna l’originalità del proprio carisma, operino concordemente cercando di realizzare quella «pastorale integrata» che ha già permesso di conseguire significativi risultati. E voi, ponendovi con piena disponibilità al servizio del vescovo, come ricordano i vostri statuti, potrete essere di esempio per tante Chiese locali, che guardano giustamente a quella di Roma come al modello a cui fare riferimento.
          C’è un altro frutto spirituale maturato in questi quarant’anni, per il quale vorrei ringraziare insieme con voi la Provvidenza divina: è il grande numero di sacerdoti e di persone consacrate che il Signore ha suscitato nelle vostre comunità. Tanti sacerdoti sono impegnati nelle parrocchie e in altri campi di apostolato diocesano, tanti sono missionari itineranti in varie nazioni: essi rendono un generoso servizio alla Chiesa di Roma, e la Chiesa di Roma offre un prezioso servizio all’evangelizzazione nel mondo. È una vera «primavera di speranza» per la comunità diocesana di Roma e per la Chiesa!
          Ringrazio il rettore e i suoi collaboratori del Seminario Redemptoris Mater di Roma per l’opera educativa che essi svolgono. Il loro compito non è facile, ma molto importante per il futuro della Chiesa. Li incoraggio pertanto a proseguire in questa missione, adottando gli indirizzi formativi proposti tanto dalla Santa Sede quanto dalla diocesi. L’obiettivo a cui occorre mirare da parte di tutti i formatori è quello di preparare presbiteri ben inseriti nel presbiterio diocesano e nella pastorale sia parrocchiale che diocesana. Cari fratelli e sorelle, la pagina evangelica che è stata proclamata, ci ha richiamato le esigenze e le condizioni della missione apostolica. Le parole di Gesù, riferiteci dall’evangelista san Matteo, risuonano come un invito a non scoraggiarci dinanzi alle difficoltà, a non ricercare umani successi, a non temere incomprensioni e persino persecuzioni. Incoraggiano piuttosto a porre la fiducia unicamente nella potenza di Cristo, a prendere la «propria croce» e a seguire le orme del nostro Redentore che, in questo tempo natalizio ormai al termine, ci è apparso nell’umiltà e nella povertà di Betlemme.
          La Vergine Santa, modello di ogni discepolo di Cristo e «casa di benedizione» come avete cantato, vi aiuti a realizzare con gioia e fedeltà il mandato che la Chiesa con fiducia vi affida. Mentre vi ringrazio per il servizio che rendete nella Chiesa di Roma, vi assicuro la mia preghiera e di cuore benedico voi qui presenti e tutte le comunità del Cammino neocatecumenale sparse in ogni parte del mondo.                

 

Benedetto XVI

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Dichiarazione di Sua Santità Benedetto XVI

«La Chiesa è una; se i Movimenti sono realmente doni dello Spirito Santo, si inseriscono e servono la Chiesa e nel dialogo paziente tra Pastori e Movimenti nasce una forma feconda dove questi elementi diventano elementi edificanti per la Chiesa di oggi e di domani. Questo dialogo è a tutti i livelli. Cominciando dal parroco, dal Vescovo e dal Successore di Pietro è in corso la ricerca delle opportune strutture: in molti casi la ricerca ha già dato i suoi frutti. In altri si sta ancora studiando. Ad esempio, ci si domanda se dopo cinque anni di esperimento, si debbano confermare in modo definitivo gli Statuti per il Cammino Neocatecumenale o se ancora ci voglia un tempo di esperimento o se si debbano forse un po' ritoccare alcuni elementi di questa struttura. In ogni caso, io ho conosciuto i Neocatecumenali dall'inizio. È stato un Cammino lungo, con molte complicazioni che esistono anche oggi, ma abbiamo trovato una forma ecclesiale che ha già molto migliorato il rapporto tra il Pastore e il Cammino. E andiamo avanti così!»
Roma, 28 marzo 2007

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Lettera di Sua Santità Benedetto XVI

”Sono a comunicarVi le decisioni del Santo Padre...”

Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum
Prot. 2520/03/L
Dalla Città del Vaticano, 1 dicembre 2005

Egregi Signor Kiko Argüello, Sig.na Carmen Hernandez e Rev.do Padre Mario Pezzi,
a seguito dei dialoghi intercorsi con questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti circa la celebrazione della Santissima Eucaristia nelle comunità del Cammino Neocatecumenale, in linea con gli orientamenti emersi nell’incontro con Voi dell’11 novembre c.a., sono a comunicarVi le decisioni del Santo Padre.
Nella celebrazione della Santa Messa, il Cammino Neocatecumenale accetterà e seguirà i libri liturgici approvati dalla Chiesa, senza omettere né aggiungere nulla. Inoltre, circa alcuni elementi si sottolineano le indicazioni e precisazioni che seguono:

1. La Domenica è il “Dies Domini”, come ha voluto illustrare il Servo di Dio, il Papa Giovanni Paolo II, nella Lettera Apostolica sul Giorno del Signore. Perciò il Cammino Neocatecumenale deve entrare in dialogo con il Vescovo diocesano affinché traspaia anche nel contesto delle celebrazioni liturgiche la testimonianza dell’inserimento nella parrocchia delle comunità del Cammino Neocatecumenale. Almeno una domenica al mese le comunità del Cammino Neocatecumenale devono perciò partecipare alla Santa Messa della comunità parrocchiale.

2. Circa le eventuali monizioni previe alle letture, devono essere brevi. Occorre inoltre attenersi a quanto disposto dall’”Institutio Generalis Missalis Romani” (nn. 105 e 128) e ai Praenotanda dell’”Ordo Lectionum Missae” (nn. 15, 19, 38, 42).

3. L’omelia, per la sua importanza e natura, è riservata al sacerdote o al diacono (cfr. C.I.C., can. 767 § 1). Quanto ad interventi occasionali di testimonianza da parte dei fedeli laici, valgono gli spazi e i modi indicati nell’Istruzione Interdicasteriale “Ecclesiae de Mysterio”, approvata “in forma specifica” dal Papa Giovanni Paolo II e pubblicata il 15 agosto 1997. In tale documento, all’art. 3, §§ 2 e 3, si legge:

§ 2 - “È lecita la proposta di una breve didascalia per favorire la maggior comprensione della liturgia che viene celebrata e anche, eccezionalmente, qualche eventuale testimonianza sempre adeguata alle norme liturgiche e offerta in occasione di liturgie eucaristiche celebrate in particolari giornate (giornata del seminario o del malato, ecc.) se ritenuta oggettivamente conveniente, come illustrativa dell’omelia regolarmente pronunciata dal sacerdote celebrante. Queste didascalie e testimonianze non devono assumere caratteristiche tali da poter essere confuse con l’omelia”.

§3 - “La possibilità del ‘dialogo’ nell’omelia (cfr. Directorium de Missis ***** Pueris, n. 48) può essere, talvolta, prudentemente usata dal ministro celebrante come mezzo espositivo, con il quale non si delega ad altri il dovere della predicazione”.
Si tenga inoltre attentamente conto di quanto esposto nell’Istruzione “Redemptionis Sacramentum”, al n. 74.

4. Sullo scambio della pace, si concede che il Cammino Neocatecumenale possa usufruire dell’indulto già concesso, fino ad ulteriore disposizione.

5. Sul modo di ricevere la Santa Comunione, si dà al Cammino Neocatecumenale un tempo di transizione (non più di due anni) per passare dal modo invalso nelle sue comunità di ricevere la Santa Comunione (seduti, uso di una mensa addobbata posta al centro della chiesa invece dell’altare dedicato in presbiterio) al modo normale per tutta la Chiesa di ricevere la Santa Comunione. Ciò significa che il Cammino Neocatecumenale deve camminare verso il modo previsto nei libri liturgici per la distribuzione del Corpo e del Sangue di Cristo.

6. Il Cammino Neocatecumenale deve utilizzare anche le altre Preghiere eucaristiche contenute nel messale, e non solo la Preghiera eucaristica II.

In breve, il Cammino Neocatecumenale, nella celebrazione della Santa Messa, segua i libri liturgici approvati, avendo tuttavia presente quanto esposto sopra ai numeri 1, 2, 3, 4, 5 e 6.
Riconoscente al Signore per i frutti di bene elargiti alla Chiesa mediante le molteplici attività del Cammino Neocatecumenale, colgo l’occasione per porgere distinti saluti.
+ Francis Card. Arinze
Prefetto

E queste sono le parole di Benedetto XVI relative al rito della messa, nel discorso da lui rivolto ai neocatecumenali il 12 gennaio 2006:

“Di recente la congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti vi ha impartito a mio nome alcune norme concernenti la celebrazione eucaristica, dopo il periodo di esperienza che aveva concesso il servo di Dio Giovanni Paolo II. Sono certo che queste norme, che riprendono quanto è previsto nei libri liturgici approvati dalla Chiesa, saranno da voi attentamente osservate”.

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Lettera di Sua Santità Giovanni Paolo II a Mons. Cordes

Al Venerato Fratello
Monsignor PAUL JOSEF CORDES
Vice Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici
Incaricato "ad personam" per l'Apostolato delle Comunità Neocatecumenali

Ogniqualvolta lo Spirito Santo fa germinare nella Chiesa impulsi di una maggiore fedeltà al Vangelo, fioriscono nuovi carismi che manifestano tali realtà e nuove istituzioni che le mettono in pratica. E' stato così dopo il Concilio di Trento e dopo il Concilio Vaticano II.

Tra le realtà generate dallo Spirito ai nostri giorni figurano le Comunità Neocatecumenali, iniziate dal Signor K. Argúello e dalla Signora C. Hernandez (Madrid, Spagna), la cui efficacia per il rinnovamento della vita cristiana veniva salutata dal mio predecessore Paolo VI come frutto del Concilio: "Quanta gioia e quanta speranza ci date con la vostra presenza e con la vostra attività... Vivere e promuovere questo risveglio è quanto voi chiamate una forma di "dopo il Battesimo" che potrà rinnovare nelle odierne comunità cristiane quegli effetti di maturità e di approfondimento che nella Chiesa primitiva erano realizzati dal periodo di preparazione al Battesimo" (Paolo VI alle Comunità Neocatecumenali, Udienza Generale, 8 maggio 1974, in Notitiae 96-96, 1974, 230).

Anch'io, nei tanti incontri avuti come Vescovo di Roma, nelle parrocchie romane, con le Comunità Neocatecumenali e con i loro Pastori e nei miei viaggi apostolici in molte nazioni, ho potuto constatare copiosi frutti di conversione personale e fecondo impulso missionario.

Tali Comunità rendono visibile, nelle parrocchie, il segno della Chiesa missionaria e "si sforzano di aprire la strada all'evangelizzazione di coloro che hanno quasi abbandonato la vita cristiana, offrendo loro un itinerario di tipo catecumenale, che percorre tutte quelle fasi che nella Chiesa primitiva i catecumeni percorrevano prima di ricevere il sacramento del Battesimo; li riavvicina alla Chiesa ed a Cristo" (cfr. Catecumenato postbattesimale in Notitiae 96-96, 1974, 229). Sono l'annuncio del Vangelo, la testimonianza in piccole comunità e la celebrazione eucaristica in gruppi (cfr. Notificazione sulle celebrazioni nei gruppi del "Cammino Neocatecumenale" in L'Osservatore Romano, 24 dicembre 1988) che permettono ai membri di porsi al servizio del rinnovamento della Chiesa.

Vari Fratelli nell'Episcopato hanno riconosciuto i frutti di questo Cammino. Voglio limitarmi a ricordare l'allora Vescovo dì. Madrid, Mons. Casimiro Morcillo, nella cui diocesi e sotto il cui governo sono nate, nell'anno 1964, le Comunità Neocatecumenali che egli accolse con tanto amore.

Dopo oltre vent'anni di vita delle Comunità, diffuse nei cinque continenti,

- tenendo conto della nuova vitalità che anima le parrocchie, dell'impulso missionario e dei frutti di conversione che sbocciano dall'impegno degli itineranti e, ultimamente, dall'opera delle famiglie che evangelizzano in zone scristianizzate d'Europa e del mondo intero;

- in considerazione delle vocazioni, sorte da codesto Cammino, alla vita religiosa e al presbiterato, e della nascita di Collegi diocesani di formazione al presbiterato per la nuova evangelizzazione, quale il Redemptoris Mater di Roma;

- avendo preso visione della documentazione da Lei presentata:
accogliendo la richiesta rivoltami, riconosco il Cammino Neocatecumenale come un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi odierni.

Auspico, pertanto, che i Fratelli nell'Episcopato valorizzino e aiutino - insieme con i loro presbiteri - quest'opera per la nuova evangelizzazione, perché essa si realizzi secondo le linee proposte dagli iniziatori, nello spirito di servizio all'Ordinario del luogo e di comunione con lui e nel contesto dell' unità della Chiesa particolare con la Chiesa universale.

In pegno di tale voto, imparto a Lei e a tutti gli appartenenti alle Comunità Neocatecumenali la mia Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, il 30 Agosto dell' 1990, XII di Pontificato

GIOVANNI PAOLO II

(AAS 82 [1990] 1513-1515).

La lettera “Ogniqualvolta”, è stata pubblicata in Acta Apostolicae Sedis (periodico della Santa Sede), numero 82, anno 1990, pagine 1513-1515.
Sua Santità Giovanni Paolo II scrive a Mons. Cordes a proposito delle «Comunità Neocatecumenali, iniziate dal Signor K. Argúello e dalla Signora C. Hernandez (Madrid, Spagna)» e parla di «copiosi frutti di conversione personale e fecondo impulso missionario» venuti da queste comunità, citando fra l'altro anche un elogio di Paolo VI del 1974.

Il Cammino ha sempre diffuso ampiamente una frase di Papa Giovanni Paolo II, presente verso la fine della lettera, in cui dice: «riconosco il Cammino Neocatecumenale come un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi odierni».
Esaminando con attenzione il contesto, se ne constata l’effettivo significato.
Sua Santità ha in realtà detto: «avendo preso visione della documentazione da Lei presentata, accogliendo la richiesta rivoltami riconosco il Cammino Neocatecumenale come un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi odierni. Auspico, pertanto, che i Fratelli nell'Episcopato valorizzino e aiutino - insieme con i loro presbiteri - quest'opera per la nuova evangelizzazione, perché essa si realizzi secondo le linee proposte dagli iniziatori, nello spirito di servizio all'Ordinario del luogo e di comunione con lui e nel contesto dell'unità della Chiesa particolare con la Chiesa universale».

Il testo è stato pubblicato in Acta Apostolicae Sedis con una nota redazionale che precisava che:
«l'intento del Santo Padre, nel riconoscere il Cammino neocatecumenale come valido itinerario di formazione cattolica, non è quello di dare indicazioni vincolanti agli ordinari del luogo, ma soltanto di incoraggiarli a considerare con attenzione le comunità neocatecumenali, lasciando tuttavia al giudizio degli stessi ordinari di agire secondo le esigenze pastorali delle singole diocesi».

Osserviamo che il Papa ha incaricato Mons. Cordes di seguire il Cammino e documentarlo, dunque almeno fino al 1990 il Papa non aveva molti elementi sul Cammino, pur constatandone genericamente “copiosi frutti”.
Ma già all'inizio del 1983 il Papa aveva richiamato i neocatecumenali quanto all'isolazionismo e alle norme liturgiche.
Mons. Cordes raccoglie documentazione presso i neocatecumenali, ma esprime anche un giudizio: richiede al Papa di riconoscere il Cammino come “itinerario” e come “valido per la società e per i tempi odierni” (questa è proprio la terminologia del Cammino, con la sua insistenza pluridecennale sull'itinerario per i “tempi odierni”).
Non sappiamo quale sia la “documentazione” presentata: sappiamo che doveva essere convincente per Mons. Cordes e pertanto convincente per lo stesso Papa (che gli aveva dato incarico di procurarla), e che infatti gli risponde “accogliendo la richiesta” così come era stata presentata, dunque quel “riconosco il Cammino come un itinerario di formazione valida...” era fondato unicamente sulla documentazione citata.
Giovanni Paolo II si augura inoltre che i vescovi “valorizzino e aiutino” a condizione che il Cammino sia lì per servire i vescovi, in comunione coi vescovi, ed in unità coi vescovi.

La lettera è stata scritta a Mons. Cordes, il vescovo che il Papa scelse all'epoca per quello specifico scopo. Dunque non è stata scritta al Cammino, non è stata inviata ai vertici del Cammino, e perciò non è un riconoscimento al Cammino.
Il Papa parla a Monsignor Cordes del Signor K. Argüello e della Signora C. Hernández. Non ha inviato a loro la lettera. Esprime un giudizio che, pur diventando pubblico, resta una questione tra lui e Mons. Cordes, fondata soltanto sulla documentazione prodotta da quest'ultimo.
Il “riconosco” vantato dal Cammino è, in tutte evidenza, un accettare le richieste di Mons. Cordes, su esplicito invito di quest'ultimo.
Nel 1997, il Papa ancora chiedeva al Signor Kiko e alla Signora Carmen di proporre una regolazione statutaria per il Cammino.
Nel giugno 2002, dopo ripetute bocciature, verrà approvato ad experimentum lo Statuto, che però è incompleto perché rinvia ad un “Direttorio catechetico” tuttora non pubblicato poiché ritenuto non approvabile.

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Indicazioni di Sua Santità Giovanni Paolo II

(Osservatore Romano 11 febbraio 83, pp. 1-2; nn. 1, 2, 4, 5)

            “Il vostro itinerario di fede e il vostro apostolato siano sempre inseriti nella parrocchia e nella Diocesi”. …Seguire i metodi, le indicazioni, gli itinerari, i testi offerti dagli Episcopati, come pure esercitare il ministero della catechesi nella comunione e nella disciplina ecclesiale...

            “La vostra disponibilità si deve manifestare nella continua meditazione e nel religioso ascolto della Sacra Tradizione e della Sacra Scrittura (Dei Verbum, n. 10). Ne consegue l'esigenza di un costante e serio lavoro di approfondimento personale e comunitario della Parola di Dio e dell'insegnamento del Magistero della Chiesa, anche mediante la partecipazione a seri  corsi  biblici  e teologici... Da Cristo Parola a Cristo Eucaristia, perché il sacrificio eucaristico è la  fonte, il centro ed il  culmine di tutta la vita cristiana.

            “Celebrate l'Eucaristia e, soprattutto, la Pasqua, con vera pietà, con grande dignità,  con amore per i riti  liturgici della Chiesa, con esatta  osservanza delle norme stabilite dalla competente autorità, con volontà di comunione con tutti i fratelli…

            “Il ministero della riconciliazione... è affidato a voi, Sacerdoti. Siatene ministri sempre degni, pronti, zelanti, disponibili, pazienti, sereni, attenendovi con fedele diligenza alle norme stabilite in materia dall'Autorità ecclesiastica… in piena adesione al ministero e alla disciplina della Chiesa, con la confessione individuale, come ripetutamente raccomanda il nuovo Codice di Diritto Canonico...

            Non chiudetevi in voi stessi, isolandovi dalla vita della Comunità parrocchiale o diocesana... Il diritto della Chiesa è un mezzo, un ausilio e anche un presidio per mantenersi in comunione col Signore. Pertanto le norme  giuridiche, come anche quelle liturgiche, vanno osservate senza negligenze e senza omissioni”.

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