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Giovanni Volpe: Babbiannu babbiannu...

Giovanni Volpe: Babbiannu babbiannu... "Saturno contro", di Ozpetek; locandina

giovannivolpe@alice.it

Apologie di Giovanni Volpe


     Perché, caro signore, non sappiamo da che cosa sia fatto, ma c'è, c'è, ce lo sentiamo tutti qua, come un'angoscia nella gola, il gusto della vita, che non si soddisfa mai, che non si può mai soddisfare, perché la vita, nell'atto stesso che la viviamo, è cosi sempre ingorda di se stessa, che non si lascia assaporare
. I1 sapore è nel passato, che ci rimane vivo dentro. I1 gusto della vita ci viene di là, dai ricordi che ci tengono legati. Ma legati a che cosa? A questa sciocchezza qua... a queste noje... a tante stupide illusioni... insulse occupazioni...

     C’è una sorta di minimalismo congenito in Ozpetek, fa film facili facili su temi che al contrario sono difficili difficili.Giovanni Volpe: Babbiannu babbiannu... "Saturno contro", di Ozpetek; una scena del film

     In Saturno Contro ce n’è di ogni sorta: l’amicizia, il tradimento, l’amore omo e quello  etero, la droga e l’astrologia, il rapporto genitori figli e la necessità di dare mazzette per lavorare, poi però, prepotente, entra in scena l’argomento degli argomenti, la morte, e tutto deve necessariamente rapportarsi con essa, tutto si relativizza, tutte gli argomenti di cui sopra diventano niente o comunque diventano secondari assai. Come a dire: se tutti vivessimo con la morte a fianco daremmo in vita molto meno importanza a questioni che poi al confronto con la dipartita, diventano niente. Se tutti, dico tutti, riuscissimo a vedere la morte come una sorella, se fosse più familiare e non macabra e tetra, l’idea della morte, la nostra stessa vita sarebbe molto, ma molto, più serena e tranquilla… vivibile.
E’ il gioco della vita ad essere protagonista in questo bel film dedicato alla morte.
Giovanni Volpe: Babbiannu babbiannu... "Saturno contro", di Ozpetek; una scena del filmLa leggerezza di Ozpetek è filosofia di vita e sta agli antipodi di questa società che invece riesce sempre più a complicarci l’esistenza, ma noi questa società viviamo e con lei dobbiamo fare i conti, magari poter vivere nel sogno di questa comune di Ozpetek.

     Noi, mortali, dobbiamo fare i conti con secoli di civilizzazione che se non altro hanno svuotato d’umanità l’istinto che pure è in noi. Noi dobbiamo fare i conti con i nostri scatti d’ira e di violenza, con i nostri sensi di colpa, col nostro necessario giocare a futti cumpagnu per poter sopravvivere, la vita ci incattivisce perché è cattivi che ci vuole.

     Nel sogno di Ozpetek i mali non si evitano, non è possibile, ma si possono relativizzare: proprio perché il male esiste e non si può evitare perché non accontentarci di un bel bicchiere di vino invece di fare la gara, avvelenandoci la vita, per avere la botte!

     Il film è leggero ma son d’accordo che lo sia. Il film commuove ed è giusto che lo faccia. Giovanni Volpe: Babbiannu babbiannu... "Saturno contro", di Ozpetek; Ennio Fantastichini

     Il personaggio di Sergio, uno strepitoso Ennio Fantastichini, ad un certo punto esclama: il problema non è accettare, è condividere. Quanto è avanti Ozpetek, quanto sogna!

Gli attori sono bravissimi, sceneggiatura e regia eccellenti.

     Due scene su tutte: la dolorosa e piangente telefonata di una sconosciuta fuori l’ospedale che preannuncia la morte del ragazzo e il gruppo di amici che percorrono il tunnel che li condurrà all’obitorio con le incredibili note di Remedios, cantate dall’incredibile voce di Gabriella Ferri.

     Siamo in un soffio di vento che già se ne va
, canta sui titoli di coda un sorprendente Neffa.

     Perché, caro signore, non sappiamo da che cosa sia fatto, ma c'è, c'è, ce lo sentiamo tutti qua, come un'angoscia nella gola, il gusto della vita, che non si soddisfa mai, che non si può mai soddisfare, perché la vita, nell'atto stesso che la viviamo, è cosi sempre ingorda di se stessa, che non si lascia assaporare
. I1 sapore è nel passato, che ci rimane vivo dentro. I1 gusto della vita ci viene di là, dai ricordi che ci tengono legati. Ma legati a che cosa? A questa sciocchezza qua... a queste noje... a tante stupide illusioni... insulse occupazioni...

Da L’Uomo dal fiore in bocca di Luigi Pirandello
 

Giovanni Volpe                   

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