www.rotte.info: periodico indipendente d'informazione del paese di Grotte (provincia di Agrigento).


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Carmelo Arnone di CARMELO ARNONE email: carmelo.arnone@grotte.info

Lumen Sensibus


24/04/11

Memento mori

Da questa, all'altra vita

Carmelo Arnone, dalla redazione di www.Grotte.info     Si narra che nell'antica Roma, al rientro di un generale vittorioso in battaglia, durante la parata trionfale tra le acclamazioni della folla, un servo fosse incaricato di ripetergli, camminandogli qualche passo dietro, la breve frase: "memento mori". "Ricordati che devi morire". Lo scopo era quello di evitare al trionfante di cadere nella superbia e nelle smanie di grandezza.
     Ogni tanto ho la sensazione che, alle mie spalle, vi sia quel servo che ripete anche a me "memento mori". Non è una minaccia, anzi, semmai uno stimolo a fare di più e meglio, tenendo sempre presente che "... quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17,10)".
     E' duplice il valore dell'antico richiamo "Ricordati che devi morire", espresso nel linguaggio della Genesi come "Polvere tu sei e in polvere ritornerai!" (Gen 3,19b).
     Da un lato viene a gettare una luce sfolgorante su ogni azione: ricordati che... qualsiasi cosa tu faccia, dica, pensi... dovrai morire; dei tuoi pensieri, parole, opere... ne sarà valsa la pena?
     La stessa luce illumina le "non azioni"; anche l'inerzia del pietismo e della falsa mitezza è un pericolo: delle innumerevoli omissioni dovrò rendere conto. Come ogni cristiano sono chiamato sempre alla Carità, ricordando tuttavia di essere anzitutto profeta. Magari un profeta che teme ritorsioni, ha paura e fugge, come Giona (Gion 1,1ss), o che non sa parlare, come Geremia (Ger 1,6), però che al momento opportuno deve trovare la forza di affermare anche di fronte al potente: "Tu sei quell'uomo!", come Natan davanti al re Davide. E Davide, pentito, ritornò al Signore (Cfr 2Sam 12,1-13).
     Questa luce porta a considerare "relativi" tutti gli atti che hanno fini puramente terreni (si direbbe meglio "mondani", cioè attinenti prettamente al mondo presente) e "necessari" quelli che mirano oltre (oltre l'interesse, la ricchezza, la vanagloria, il potere...).
     Dall'altro lato propone la meta finale di ciascun cristiano: come scrive San Paolo “Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1,21). Non una punizione, un regolamento di conti, la fine di tutto, ma il passaggio "di vita in vita", da una vita mortale ad una immortale, nell'eterna beata contemplazione di Dio.
     Con parole semplici e chiare, la Chiesa "Mater et Magistra", ci invita spesso ad esprimere nella preghiera questa realtà: "In Cristo tuo Figlio, nostro salvatore, rifulge a noi la speranza della beata risurrezione e, se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura. Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta ma trasformata, e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno viene preparata un’abitazione eterna nel cielo" (Prefazio dei defunti I).
     Siamo nel mistero della Pasqua del Signore.
     Recita il ritornello di un vecchio inno pentecostale: "Il tempio di Dio voglio essere anch'io, sentirmi ripieno di Te; morire davvero al mondo che lontano mi porta da Te".
     Non credo che oggi possa esserci augurio più bello per un cristiano: morire al mondo e risorgere in Cristo.
     Me lo auguro, anche per voi.

Carmelo Arnone                   

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04/04/10

Sete dell'anima

Il tuo volto io cerco

Carmelo Arnone, dalla redazione di www.Grotte.info     Da secoli l'uomo è alla continua ricerca del bene, di un Bene superiore, supremo. Una ricerca destinata a rimanere vana se circoscritta nell'ambito del visibile, del razionale. "Come una cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio" pregava il salmista. Con insistenza invocava: "Il tuo volto io cerco, fammi conoscere il tuo volto". Ed ancora "L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?".
     Dov'è il tuo volto, Signore?
     La risposta di Gesù, in parabola, è tra le più semplici e meravigliose: “Allora il Re dirà a coloro che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo. Poiché ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere; fui forestiero e mi accoglieste, fui ignudo e mi rivestiste, fui infermo e mi visitaste, fui in prigione e veniste a trovarmi". Allora i giusti gli risponderanno, dicendo: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? E quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato? O ignudo e ti abbiamo rivestito? E quando ti abbiamo visto infermo, o in prigione e siamo venuti a visitarti?". E il Re, rispondendo, dirà loro: "in verità vi dico: tutte le volte che l'avete fatto ad uno di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Matteo 25, 34-40)”.
     Ecco il vero volto di Dio! Manifestato nel "comandamento dell'amore": ama il Signore tuo Dio... ama il prossimo tuo.
     Nel "tempo forte" di quaresima, la Chiesa ci ha invitato a vivere questa ricerca del volto di Dio attraverso tre segni: la preghiera, il digiuno e l'elemosina; sono tre "vie" che ci conducono alla fonte della vita. Nella preghiera vediamo Dio nel segno Eucaristico, nella Parola, nei simboli della liturgia, nella comunità orante. Nel digiuno vediamo Dio nel profondo del nostro cuore, svelando (rimuovendo i veli) la nostra anima, mettendo a nudo la nostra realtà più intima. Nell'elemosina vediamo Dio nel volto del fratello, in particolare del fratello più debole, fragile, sofferente.
     Sempre il salmista proclama "
Beato il popolo che ti sa acclamare e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto", perchè "Giusto è il Signore, ama le cose giuste; gli uomini retti vedranno il suo volto".
     Il mio augurio per questa Pasqua: "Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto".

Carmelo Arnone                   

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01/01/10

Buone o cattive

Il carattere delle notizie

Carmelo Arnone, dalla redazione di www.Grotte.info     Ciascuno ha un proprio carattere. Di solito, però, solo di una persona scontrosa si dice che ha carattere. In questo caso si omette l’aggettivo. Chi ha carattere, ha un brutto carattere. E’ opprimente, invadente, aggressivo, prepotente, impulsivo, irrispettoso, scorbutico e così via.
Mi sia permesso… anche chi è mite, comprensivo, rispettoso, educato, accondiscendente, riflessivo… ha carattere. Ha un ottimo carattere. Tra i due, preferisco il secondo.
     Così è delle notizie. Per molti, la notizia deve essere una brutta notizia. Infatti sulla maggior parte degli organi di comunicazione si trovano le (cattive) notizie che possiamo racchiudere in tre categorie: soldi (potere economico e politico), sesso (gossip, tradimenti, scandali) e sangue (omicidi, rapine, furti, sequestri ed altri fatti di cronaca nera). Queste notizie fanno certamente più sensazione rispetto a quelle buone, che sono la maggioranza. E’ la nota considerazione: provoca più rumore un albero che cade rispetto ad una foresta che cresce.
     Quando Grotte.info è divenuto Quotidiano, qualcuno mi ha chiesto dove fossero le notizie; con molta probabilità si aspettava una prima pagina con scandali politici, foto di presunti tradimenti o malavitosi in manette. La prima considerazione da fare è che Grotte non è Bogotà. Grazie al buon Dio viviamo in una cittadina che, non sarà un’isola felice, ma ha molto meno aspetti negativi di tante altre realtà locali anche vicine territorialmente. La seconda considerazione è che questo Quotidiano riporta informazioni su avvenimenti in corso o conclusi che si svolgono a Grotte.
     Se fatti di cronaca nera non sono riportati è soltanto perché non accadono (e personalmente ne sono ben lieto). Lo so, c’è anche chi ama lo scandalo fine a sé stesso, solo per “fare notizia”; non è il caso di questa Redazione. Ci sforziamo ogni giorno affinché il vostro Quotidiano sia imparziale, plurale, corretto.
     Personalmente condivido pienamente il messaggio che Don Franco, il nostro Arcivescovo di Agrigento, ha dato durante lo scambio di auguri natalizi con i giornalisti della provincia. Ha auspicato che il giornalismo sia “un modo non solo di riportare le notizie così come sono, ma anche di insegnare ai propri lettori qualcosa di nuovo”. “Fate attenzione alle parole, per non giocare con le vite degli altri”, ha continuato poi, ricordando che il mondo “è fatto anche di tanta buona gente positiva, che ha voglia di fare qualcosa per la città; la gente ha bisogno di sperare oggi e se non diamo la speranza e diamo solo immagini negative, tradiamo il nostro mestiere”.
Il migliore augurio che posso fare per il nuovo anno è di poter continuare a scrivere buone notizie: (benedire) dire bene del mio e nostro paese.
Buon 2010 a tutti.

Carmelo Arnone                   

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20/04/09

E' Quotidiano

Abbiamo dato una "Testata" a Grotte

Carmelo Arnone, dalla redazione di www.Grotte.info     Che questo sito fosse divenuto da tempo appuntamento quotidiano per molti lettori, non è un mistero. Nato come atto d’amore verso questo nostro paese, man mano si è costantemente arricchito di contenuti che ne hanno fatto un’autentica fonte di informazioni ed un punto di riferimento su Grotte ed i suoi abitanti.
     Quando venne pubblicato, nel novembre 2005, un amico mi disse: “Quanto durerà? Un anno, forse due… poi ti stancherai”.  Da solo, forse, mi sarei già stancato; ma il segreto è che accanto ci sei tu! Tu che leggi, comunichi le novità, invii le foto, formuli i tuoi auguri, mandi i tuoi commenti, esprimi il tuo cordoglio, approvi o contesti, ti arrabbi o ti compiaci… con molta semplicità. Una grafica semplice, una ricerca dei contenuti facilitata, un aggiornamento costante hanno contribuito a farti sentire “a casa tua”. Qui sai dove cercare, cosa trovare; puoi andare “ad occhi chiusi”.
     Ne è testimonianza la frase di un nostro concittadino emigrato in Belgio: “…tutte le sere ci faccio una capatina, come se scendessi in piazza a Grotte”.
     E questo vostro appuntamento quotidiano non poteva che trovare legittimazione ben oltre il semplice sito, attraverso una nuova veste ufficiale, come Testata Giornalistica. Il nome? Semplicemente ciò che è: “Grotte.info Quotidiano”.
     Quale sarà la funzione di questo giornale telematico? Quella che ha già svolto come sito: continuerà ad essere luogo d’incontro, di confronto e dialogo. Aperto alla partecipazione di tutti, nel rispetto di ciascuno, nella moderazione, nella tolleranza e nella ragione. Il vostro non sarà un giornale “esclusivo”, perché, proprio come Grotte, non escluderà nessuno. Continuerà a rappresentare ciò che Grotte è, e ciò che Grotte fa: vita, cultura, tradizioni, attività…
     Sarà sempre dalla parte di Grotte, mai contro. Talvolta anche esponendone le difficoltà, i difetti, per contribuire a renderla sempre migliore. E soprattutto sarà indipendente, a garanzia del nostro paese (e dei lettori). Di certo in futuro potrà cambiare, trasformarsi, ma continuerà ad essere un riferimento costante per la nostra comunità cittadina. Quindi rivolgo un addio, senza rimpianti, al “sito di Grotte” ed un caloroso benvenuto al nuovo “Quotidiano di Grotte”.
     In conclusione voglio esprimere un ringraziamento di cuore ad Egidio Terrana; poche ma sentite parole, per l’affetto e la grande disponibilità.

Carmelo Arnone                   

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12/04/09

Risorgerò con te

Verrà il giorno glorioso e splendido

Carmelo Arnone, dalla redazione di www.Grotte.infoAbbi fede.
Tu che vivi nel dolore, nella sofferenza, nell’angoscia.
Quanta tristezza, quante miserie può sopportare un cuore? Non comprendi il misterioso piano di Dio e ti chiedi: “perché?”. Le tue fatiche sembrano vane, giorno dopo giorno aspetti una risposta che sembra non arrivare mai. L’uomo nel quale ponevi la tua fiducia ti ha deluso.
Eppure non sei solo.
Inchiodato alla tua croce non sei solo, al tuo fianco c’è Lui. “Mi hai visto nel pianto e hai pianto con me… . Nei guai fino al collo, tu… nei guai come me”.
Puoi maledire, imprecare, ribellarti e gridare tutto il rancore che covi dentro, per continuare nella disperazione.
Oppure puoi volgere lo sguardo “a Colui che hanno trafitto” e dire “Gesù, ricordati di me”.
Uno è il Buon Pastore, che dà la vita per le pecore, fascia quella ferita e cura quella malata: il Signore è il mio pastore; non manco di nulla… abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni”.
Abbi fede.
C’è, in fondo alla tua anima, una fioca luce: la speranza.
Verrà anche per noi, dopo il lungo e doloroso venerdi santo, il giorno glorioso e splendido.
Risorgerò con te, Gesù!

Carmelo Arnone                   

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31/12/08

Pace quotidiana

Augurio di una pace "spicciola"

Carmelo Arnone, dalla redazione di www.Grotte.info     E' uno degli auspici più formulati alla fine di ogni anno: la "pace nel mondo". Tanti lo augurano, pochi lo sperano davvero. Pensano ad una pace utopica, ad una sorta di concordia universale, ideale ed indefinita, evanescente, tanto astratta quanto irrealizzabile. Insomma, da augurare ma senza convinzione, per convenzione.
     Eppure non si tratta di un "pio desiderio"; è una reale necessità, connaturata all'essere umano.
     Ed è possibile! Chiamiamola pure "pace quotidiana", "pace spicciola": è il primo, indispensabile tassello della pace "universale", che inizia proprio da te.
     Il primo passo da fare è conseguire la pace con sé stessi: la pace interiore. Niente di trascendentale: soltanto cercare di perdonarsi, mettersi "l'animo in pace", donarsi un po' d'indulgenza. L'odio contro noi stessi non ci permette di accogliere l'altro. Se non abbiamo raggiunto qualche obiettivo... pazienza! Dopotutto siamo mortali; ci sarà una prossima volta.
     Il secondo passo è ottenere la pace familiare: con il prossimo più vicino a noi, nella cerchia dei parenti. E' più semplice di quanto si creda: a volte basta un sorriso e uno scambio di auguri, magari accompagnati da un piccolo dono.
     Il terzo passo è raggiungere la pace sociale: nel nostro stesso condominio, quartiere, paese. Fatevi raccontare la gioia di chi è finalmente riuscito a riappacificarsi dopo venti anni di rancori! Pur abitando nello stesso palazzo. Sotto le feste, vi assicuro, è successo anche questo.
     Se tutti ci impegniamo, la conseguenza diretta è che anche i popoli e le nazioni otterranno la tanta sospirata pace. Non intesa come mera cessazione di ostilità, quanto concorde ricerca del bene comune.
     Intendiamoci, non ho detto sia facile; solo che è possibile! Dipende da quanto in concreto ci impegniamo noi, singolarmente, a conseguire questo bene prezioso. Possiamo sempre continuare ad augurarlo agli altri senza far nulla, lamentandoci per i comportamenti altrui, criticando, polemizzando, fomentando astio e rancore: il solito augurio della "pace nel mondo". Oppure possiamo fare un piccolo sforzo, nel nostro quotidiano, per contribuire a realizzarla effettivamente. Lasciando perdere quella parola troppo forte, quel gesto sgarbato, quel comportamento ineducato, non replicando, comprendendo, giustificando... , iniziando un circolo virtuoso che parte dalla pace "spicciola" per tendere a quella più grande.
     Ricordo le parole di un vecchio saggio.
    
Quand'ero giovane e libero e la mia fantasia non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo. Diventato più anziano, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato.
     Limitai un po' lo sguardo e decisi di cambiare soltanto il mio Paese. Ma anche questo sembrava immutabile.
     Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me, ma ahimé non vollero saperne.
     E ora mentre giaccio sul letto di morte, all'improvviso ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, con l'esempio avrei poi cambiato la mia famiglia. Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento, sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei anche potuto cambiare il mondo.

     Credo che noi siamo ancora in tempo, non solo per divenire "creatori" di pace - "Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti" (Rm. 12,18) - ma anche per accoglierne una superiore: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace" (Gv. 14,27).
     A tutti voi, l'augurio di diventare fonte di pace.

Carmelo Arnone                   

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29/10/08

Il "Martoglio" e "L'ultimo samurai"

Sul Premio di poesia dialettale "Nino Martoglio"

Carmelo Arnone, dalla redazione di www.Grotte.info     Sono pochi gli elementi che costituiscono l’identità di un popolo: la storia comune, la tradizione e la lingua. Di questi, la lingua è l’elemento maggiormente caratterizzante, attraverso la quale i padri tramandano ai figli il proprio passato, le consuetudini, le memorie.
     Un sistema attuato da tutti gli oppressori nei confronti dei popoli occupati è proprio quello di ostacolare, impedire se non addirittura vietare l’uso della lingua madre, imponendo di fatto o per legge l’idioma dell’invasore. Anche a volerla tradurre, la storia assumerà un valore differente, la tradizione perderà gli elementi che la caratterizzano. Verrà banalizzata, destinata a divenire lettera morta.
     La “cuccìa” non è soltanto frumento bollito. Il termine “sucalora”, intraducibile come generico “tubo di gomma”, indica proprio un particolare strumento, suggerendone contemporaneamente la modalità di utilizzo. Un “pitazzu” non sarà mai un semplice elenco, un foglio scritto.
     Tra una frase e la sua traduzione in altra lingua vi è differenza come tra un piatto fumante di spaghetti al pomodoro e la sua fotografia. Il solo colore rosso non avrà mai il sapore del pomodoro, non se ne sentirà il profumo, mai diletterà il palato.
     Dio, al suo popolo, ricorda: “Shemà Israel, Adonai Elohenu, Adonai Ehod”; Ascolta Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo. E continua raccomandandosi: “Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai” (Deut. 6:4-9). Ed infatti ancora oggi gli ebrei pronunciano, mattina e sera, “Shemà Israel…”. Non la sua traduzione, non altre parole, non altri suoni: esattamente quelli.
     Ai nostri figli, ancora in culla, parliamo in italiano. Imponiamo, forse a fin di bene, una lingua che non è la nostra lingua madre. Speriamo che, crescendo, imparino da soli quello che definiamo, in termini riduttivi, il “dialetto” siciliano.
     E questo, quasi a vendicarsi dei nostri maltrattamenti, sembra abbandonare gli abiti del volgo per riproporsi, in sontuose vesti accademiche, attraverso dotti trattati di luminari di chiara fama. Il siciliano che quasi non parliamo più neanche tra noi, lo riascoltiamo nei teatri, diviene protagonista indiscusso di manifestazioni culturali. Tra queste, una delle più importanti nel panorama regionale è senza dubbio il “Premio di poesia dialettale Nino Martoglio”.
     A testimoniarne la rilevanza sono i componenti della giuria: tra i maggiori esperti di lingua Siciliana; docenti universitari, scrittori, autori teatrali. I tanti testi partecipanti al Premio dimostrano in maniera inequivocabile la vitalità di una lingua che, lungi dal dissolversi, pur evolvendosi si erge a difesa della comune memoria storica e delle tradizioni della nostra terra.
     Indicativi e prestigiosi i “Premi Speciali” assegnati: per la cinematografia al regista Pasquale Scimeca, che nella trasposizione sul grande schermo di “Rosso Malpelo” ha affrontato, con determinazione, il tema dello sfruttamento dei minori nelle miniere, ieri in Sicilia, oggi nel sud del mondo; per la musica al chitarrista Francesco Buzzurro che, attraverso le corde della sua chitarra incanta il mondo portando ovunque la musicalità, il ritmo, il calore tipici delle melodie siciliane, dalle più antiche alle contemporanee.
     Tanti potranno storcere il naso di fronte ad iniziative come queste, disertandole e giudicandole frettolosamente “minori”.
     Ricordo la scena finale del film “L’ultimo Samurai”, e le parole pronunciate dall’imperatore: “E ora noi abbiamo cannoni e abiti occidentali, ma non possiamo dimenticare chi siamo, né da dove veniamo”.
     E mi sovvengono le note di una canzone… “Sutta la to finestra, ci siminasti sciuri, e dopu cincu misi, garofani sbucciaru…”.

Carmelo Arnone                   

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31/12/07

Deo Gratias!

Rendiamo grazie a Dio

Carmelo Arnone, dalla redazione di www.Grotte.info

     In tutto il 2007 c’è una data che non dimenticherò: 18 dicembre. Rispetto allo scorso fine anno qualcosa è cambiato nel mondo, anche (e soprattutto) grazie all’Italia, tornata ad essere, per una volta, culla della civiltà.
     L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato, a maggioranza, una moratoria universale della pena di morte, proposta dal nostro Paese.
     Non è solo una vittoria diplomatica (la moratoria non è vincolante; Cina, Siria, Iran, Arabia Saudita, USA ed altre nazioni potranno continuare ad ammazzare legalmente) ma anche un forte segnale di civiltà ed umanità.
     Per l’abolizione definitiva delle esecuzioni capitali in tutto il mondo dovremo ancora aspettare. Abbiamo pazienza. Grazie a Dio.
     Per quanto riguarda questo sito, i giudizi sono fortemente contrastanti.
     Tanti credono che la linea di moderazione seguita, sia stata esemplare.
     Alcuni ritengono che sia stato troppo “tenero” con le cose che non vanno; altri (pochi) che sia stato “gravemente offensivo, lesivo della loro immagine”, da tutelare anche attraverso il ricorso alle vie legali.
     Nonostante ogni singola parola pubblicata sia stata valutata, soppesata, vagliata, nel corso dell’anno ho ricevuto ben tre “preavvisi orali” di querela per diffamazione e addirittura una “ipotesi”  di oscuramento del sito. Tutto risolto, ancora grazie a Dio, con pazienza e dialogo. D’altra parte, se le pagine di Grotte.info diffondano idee sovversive, calunnie o diffamazioni chiunque può sincerarsene.
     Cito un antico racconto.
     E’ la storia di quattro persone, chiamate Ognuno, Qualcuno, Ciascuno e Nessuno.
     C'era un lavoro importante da fare e Ognuno era sicuro che Qualcuno lo avrebbe fatto.
     Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno lo fece.
     Qualcuno si arrabbiò perché era il lavoro di Ognuno.
     Ognuno pensò che Ciascuno potesse farlo, ma Nessuno capì che Ognuno non l'avrebbe fatto.
     Finì che Ognuno incolpò Qualcuno perché Nessuno fece ciò che Ciascuno avrebbe potuto fare.

     Io, insieme agli amici della Redazione, considerato che Ognuno, Qualcuno, Ciascuno e Nessuno non hanno fatto, questo lavoro abbiamo iniziato e continueremo a farlo noi.
     Per queste e per tante altre cose “rendiamo grazie a Dio”.
     Ringrazio tutti quelli che hanno, in qualunque modo, sostenuto il sito; in particolare mi sia consentito fare tre nomi: Ignazio Infantino, Giovanni Castronovo e Fabio Agnello.
     Auguro a tutti un nuovo anno di pace e prosperità.

Carmelo Arnone                   

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30/10/07

Buche nuove di zecca

La diligenza del buon padre di famiglia

Carmelo Arnone, dalla redazione di www.Grotte.info     Sono profondamente legato a Grotte, lo considero come “casa mia”.
     Qualche giorno fa, rientrando in paese, ho notato la parte più esterna di Via Di Vittorio, per la precisione il rettilineo che conduce al cimitero, rimessa a nuovo, con uno strato di asfalto.
     “Stanno arrivando i morti”*, ho pensato, “in effetti quella via era piena di buche, era proprio il caso di sistemarla”. Nei giorni seguenti la mia attenzione è stata attirata da altre vie, parzialmente asfaltate. Da ammirare la buona volontà dei nostri amministratori: magari non ci saranno molti soldi a disposizione, però con quel poco che ci sarà, stanno cercando di migliorare la viabilità del nostro paese. E fin qui tutto bene.
     Certo, l’idea di asfaltare la parte iniziale di Via Acquanova proprio durante il periodo di uscita dei ragazzi dalla scuola media non è stata azzeccata, ma si sa: chi bella vuole apparire, un poco deve soffrire. Pazienza, solo questione di un giorno e poi ne avremo beneficio per gli anni a venire.
     Non so se i lavori continueranno ancora, però qualcosa non mi convince. Non sono un ingegnere; più che guardare in basso, mi occupo di sollevare lo sguardo e “leggere i segni dei tempi”. Le mie impressioni potrebbero essere totalmente errate.
     Anzitutto le vie riasfaltate, a scacchiera, danno una brutta impressione di approssimazione, precarietà, come se un ipertesto evidenziasse “stiamo solo tappando qualche buca”.
     Addirittura alcune vie asfaltate “un lato si e uno no”. Ma la cosa che mi lascia maggiormente perplesso è la modalità del rifacimento del manto stradale: un robusto strato di asfalto posato direttamente sul precedente. Sia ben chiaro: avendo l’accortezza di lasciare liberi i tombini ed i chiusini dell’acquedotto! In tal modo è vero che si ricoprono le vecchie buche, ma in corrispondenza degli spazi lasciati appositamente liberi se ne creano altre, nuove di zecca.
     Anche i limitatori di velocità, quei dossi artificiali gialli e neri, risultano meno accentuati. Un ottimo esempio è quello di Via Padre Annibale Maria Di Francia; ringrazieranno gli ammortizzatori delle nostre auto.
     “A casa mia” una cosa del genere non l’avrei mai fatta. Ripeto: non sono un ingegnere, ma ritengo che in certi casi sia più che sufficiente “la diligenza del buon padre di famiglia”.
     I lavori andavano fatti, certamente, però dovevano prevedere l’asportazione dello strato preesistente di asfalto, seguito dalla posa del nuovo strato, avendo cura di mantenere allo stesso livello il manto stradale.
     Inoltre, iniziato un tratto viario, lo si sarebbe dovuto asfaltare per tutta la larghezza, per evitare l’effetto “gradino” nel bel mezzo della strada.
     Non mi interessa andare a verificare il capitolato d’appalto dell’opera, però ritengo che questi siano soldi spesi male. Anzi, in spirito di piena collaborazione, invito i nostri amministratori a verificare di persona lo stato delle cose, ed a pretendere dalla ditta un lavoro fatto “a regola d’arte”, pena il mancato pagamento del dovuto. A meno che non ci vogliamo accontentare… ma è un altro discorso.
     Però la frase “abbiamo rifatto le strade” suona molto meglio di “abbiamo rifatto le buche”.
     Pace e bene.

Carmelo Arnone              

     *Tipica espressione siciliana per indicare l’approssimarsi della commemorazione dei fedeli defunti.

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07/08/07

Nella vecchia fattoria

Tante volpi, ancora nessun leone

Carmelo Arnone, dalla redazione di www.Grotte.info     Grotte non è certamente un’isola felice, un’oasi idilliaca di pace e tranquillità. Lo dimostrano i recenti fatti di cronaca. Proprio in merito alle impressioni che ho riscontrato tra la gente, mi sono fatto un’idea dei tanti “esseri” che popolano i nostri quartieri.
     Voglio iniziare con gli sciacalli, famelici carnivori che mostrano apparente rispetto verso “quelli che contano”, sottomessi, succubi, proni, salvo poi scagliarsi senza pietà, alla prima occasione, proprio contro coloro che dapprima ossequiavano. Pronti a puntare il dito, salvo ritirare immediatamente la mano. Quelli che… “qui lo dico e qui lo nego”.
     Poi vi sono le anatre, specie starnazzante che, a spron battuto, si gloriano di diffondere ai quattro venti notizie presunte, mezze notizie, “si dice che..”, “pare che…”, senza curarsi della veridicità di quanto affermano. Con una cara amica, tempo fa, commentavo la fulminea carriera di un giornalista di una TV locale, divenuto corrispondente di una TV nazionale. “Quando non si ha rispetto delle persone è facile fare carriera” mi disse.
     Di tanto in tanto fanno capolino i pavoni, quelli che “so tutto io, so fare tutto io, io sono il migliore, le mie auto, le mie case, i miei figli…”. Veri narcisi, credono di vivere di perenne gloria, sentendosi giganti in un mondo di nani.
     Dei conigli… sorvoliamo; dei maiali, pure.
     Tanti i polli; vivono nel proprio spazio ristretto, fanno i pochi commenti con i pochi amici, non si interessano di nulla, non prendono posizione su nulla, capaci solo di lamentarsi dell’inerzia delle istituzioni ma disdegnando un diretto coinvolgimento nell’amministrazione della “cosa comune”. Verso tipico: “A mia, cu mi lu fa fari?”.
     Qualche colomba. Crede fermamente nella bontà dell’animo umano, nel cuore che batte dietro ogni apparente maschera di ferro. Nella possibilità di cambiamento, conversione. Trattasi probabilmente di qualche illuso che crede ancora che l’iscrizione nel registro degli indagati e l’avviso di garanzia non sia già una condanna, ma un atto a difesa del presunto colpevole, affinché nessuno possa interferire nella propria vita privata, svolgendo indagini ed acquisendo fatti e circostanze, senza che il misero abbia possibilità di difesa (ricordate “Il processo” di Kafka).
Inorridisce al pensiero che qualcuno, fossero anche le forze dell’ordine, si presenti nel cuore della notte e ti porti via, intontito, lontano dal tuo mondo e dai tuoi affetti, senza nessuna condanna. Da innocente. Aborre il comune pensiero “colpevole sino a prova contraria”. Disdegna il tintinnio delle manette esibito su tutte le TV. Non crede che “se l’hanno arrestato, allora è colpevole”, ma ritiene che vi siano in  atto esigenze di custodia cautelare (finire in cella prima della condanna dovrebbe essere un’eccezione nel nostro ordinamento giudiziario, sta divenendo una prassi consolidata), per evitare pericoli di fuga, reiterazione del reato ed occultamento di prove.
Cerca di comprendere “la pagliuzza nell’occhio del prossimo” preoccupandosi più della trave nel proprio. Non invoca la “divina punizione” del malvagio, ma, biblicamente, che si converta e viva.
Dai più ritenuti tordi o allocchi, trattasi di pochi esemplari di specie protetta, sopravvissuta per mera bontà divina, alla quale riconoscono di dovere tutto.
     Negli ultimi giorni ho intravisto qualche grillo parlante. “Nel sito mancano molte cose… dovresti dargli un taglio particolare… denunciare le cose che a Grotte non vanno… la delinquenza, la disoccupazione, la povertà, la crisi morale… la chiesa dovrebbe impegnarsi pubblicamente… la politica dovrebbe dare le risposte ai cittadini…”. La mia replica: “il sito vuole essere un servizio per la collettività, se vuoi collaborare, scrivere, denunciare pubblicamente non ti negherò la possibilità di esprimerti e sarò con te, in prima fila, nelle battaglie che vorrai condurre”. Risposta: “…no, niente… continua a scrivere di poesie e spettacoli, al limite cerca di coinvolgere i giovani…”. Il vecchio detto “armiamoci e partite” è sempre attuale.
     Questo sito è nato per iniziativa personale, senza sostegno da parte di istituzioni, privati, associazioni o partiti. Non ha fini di lucro. Non cura interessi di parte. Non vuole essere autoreferenziale (scrivo di me il meno possibile). Cerca di non essere fazioso. Rivendica quotidianamente la propria indipendenza (anche da me che, pur essendone responsabile, pubblico articoli di autori di cui, talvolta, non condivido le idee ma dei quali riconosco il diritto di espressione). Questo sito lascia esprimere ma non urla, critica ma non offende. Non censura ma si apre a tutte le iniziative. Vuole dare un’immagine del paese di Grotte, così come è nella realtà. Richiede un quotidiano dispendio di energie, non solo economiche, a cui altri non sono disposti a far fronte. Certo ha tanti limiti, ma le accuse di volontaria omissione di informazioni… nessuno può affermare di aver firmato un articolo per il sito che non sia stato pubblicato. Anche le “cose brutte”, pubblicate col tatto ed il riguardo che si avrebbe nel parlare dei propri cari. Questo è rispetto, prima ancora che carità cristiana.
     Vogliamo scrivere di politica, povertà, mafia, disoccupazione e quant’altro? Bene, sono d’accordo, facciamolo insieme. Io nel sito ci metto la firma, e la faccia. Chi ha la stessa capacità si faccia avanti.
     Nella vecchia fattoria si sono viste tante volpi, ancora nessun leone. Che sia la volta buona.
     A proposito della fauna umana, a te, caro lettore, la facoltà di riconoscermi in una delle specie menzionate.
     Tanta pace e tanto bene, a tutti.

Carmelo Arnone                   

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08/04/07

Cristo è risorto!

Dalla schiavitù alla libertà

08/04/07: Gioia mia, Cristo è risorto!     E’ il cuore dell’annuncio cristiano. E’ questa la “lieta notizia”, la stessa che San Paolo ha ricevuto ed ha fedelmente ritrasmesso.
     Ed è talmente importante che arriva persino a proclamare: “Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la nostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che Egli ha risuscitato Cristo” ( 1Cor 15,14-15).
     Di generazione in generazione l’annuncio della Risurrezione di Gesù è rafforzato dalla testimonianza dei martiri e dei santi.
     “Cristo è risorto!”, speranza di tutti gli uomini, certezza di ogni fedele.
     Anche oggi viviamo nella riscoperta quotidiana di piccole resurrezioni: alla vita, alla speranza, all’innocenza, alla pace. Forse come non mai, oggi si parla di pace, non riconoscendo che la vera pace viene da Dio, è frutto dell’incontro con Dio. Mai potranno, gli uomini senza Dio, costruire la pace, che solo Lui ha conquistato sulla croce, distruggendo in se stesso l’inimicizia. Pace e Pasqua sono strettamente legate: fare la Pasqua è fare la pace, è riconciliarsi con Dio e tra noi.
     Dalla Risurrezione di Gesù attingiamo coraggio, secondo la parola del Signore “confortatevi, io ho vinto il mondo”, perché la Risurrezione è la più grande vittoria contro la forza del male. La Risurrezione ci ricorda che abbiamo per mezzo della Sua grazia la possibilità e il dovere di risuscitare anche noi da ogni caduta nel peccato, nella delusione, nel pessimismo e di guardare verso Lui e la Sua Chiesa per ricevere grazia divina e aiuto in ogni difficoltà della vita.
     Nelle nostre icone, Gesù Risorto è rappresentato nel momento in cui, abbattute le porte, irrompe negli inferi e, con “mano potente e braccio disteso”, trascina fuori con sé, verso la luce e la vita, Adamo ed Eva e, dietro di loro, la schiera dei giusti che attendevano la sua venuta. Adamo rappresenta, nell’icona, ogni uomo ed Eva ogni donna. La loro mano tesa è un invito a tendere anche la nostra, a cercare la mano di Gesù che ci vuole portare con sé fuori dalla oscurità in cui forse ci dibattiamo.
     Fare la Pasqua, dicevano i Padri della Chiesa, significa passare
“dalla schiavitù alla libertà,
dalle tenebre alla luce,
dalla morte alla vita,
dalla tristezza alla gioia”.
Voglio rivolgervi l’augurio di fare Pasqua nella vostra vita, con le parole che San Serafino di Sarov rivolgeva ai suoi fratelli: “Gioia mia, Cristo è risorto!”.

Carmelo Arnone                   

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01/01/07

L'Amore conta

Alla sera della vita, saremo giudicati sull'Amore

Carmelo Arnone, dalla redazione di www.Grotte.info     Il 2006 si è appena concluso; male, molto male. Una nota di rammarico vela i miei pensieri in questo inizio del nuovo anno. L'umanità intera ha perso un'altra occasione per migliorare, progredire, evolversi.
     Prima che nella tecnologia, l'uomo è chiamato ad evolversi nel cuore; abbattere i muri d'odio che costruisce intorno a sè; superare le proprie barriere mentali; lasciare libertà d'espressione alla sua "umanità".
     Giustizia, non vendetta; questo è uno dei principi basilari che regola i rapporti tra gli uomini. Un essere umano è stato ammazzato, lasciato penzolare da una forca. Era un assassino, un torturatore, un dittatore, uno dei peggiori tiranni dell'ultimo secolo: siamo d'accordo. Ma era un uomo.
     Dapprima sostenuto nell'assurda guerra contro l'Iran, poi combattuto dopo l'insensata invasione del Kuwait, infine cacciato a seguito dei fatti dell'11 settembre (sui quali un'inchiesta indipendente ha sollevato dubbi riguardo la versione ufficiale data dall'attuale amministrazione americana; vedi il documentario "Confronting the evidence" trasmesso dalla trasmissione "Report" il 24/09/06 Visita l'argomento).
     Armi chimiche di distruzione di massa: mai avute. Legami con Al Qaeda: nessuno. Rapporti con Osama Bin Laden: pessimi. Errori, delitti, crimini ne aveva commessi tanti.
     Togliere la vita è segno di inciviltà, esercitare il potere di concedere la vita è dimostrazione evidente della "superiorità" morale di un popolo, di una nazione, di uno Stato di diritto.
     E' giusto ristabilire la verità dei fatti; è giusto mettere il colpevole di fronte alle proprie responsabilità; è giusto negargli la possibilità di delinquere ancora.
     Poter guardare negli occhi, senza alcun risentimento, colui che ci ha fatto del male, lasciarlo vivere nel ricordo e nel rimorso delle atrocità commesse, concedergli la possibilità di cambiare: questo è "fare giustizia".
     "Giustiziarlo" (termine estremamente ipocrita) è solo un atto di barbarie. L'omicidio di Stato non è diverso da qualsiasi altro omicidio. In fin dei conti è risaputo che violenza genera violenza; odio genera odio.
     Cosa resterà di noi, dopo il nostro breve apparire su questa terra? "Alla sera della vita, saremo giudicati sull'Amore" (Giovanni della Croce).
     L'augurio di un 2007 di pace e serenità per tutti.

Carmelo Arnone                   

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14/09/06

Piccolo soffio di vento... grottese

E-mail di Alessia, grottese a Grotte

Grotte, 14/09/06
Ed eccomi qui... dopo un giro sul nostro sito... nostro, di noi grottesi... eccomi qui a  scrivere questa e-mail...
Belle lettere: gente che parla di Grotte come il paesino perfetto... gente che è partita e ritorna a Grotte per venirsi a  rilassare, gente che ama Grotte perchè qui ha passato la sua infanzia....
Così dopo aver letto un po', ho deciso di scrivere ciò che io penso...
Qualche giorno fa ho provato il dolore di dovermi separare da una delle mie migliori amiche... è partita per motivi di studio (e per cosa sennò)...
Non credevo si potesse star così male... ma forse è perchè le voglio troppo bene e il telefono in questi casi non aiuta molto... è partita da poco, e so anche che ritornerà per le vacenza natalizie... ma non è lo stesso... no, non lo è... ad ogni modo la sua partenza mi ha fatto riflettere molto...
Non voglio andare via da Grotte... non voglio lasciare le mie amicizie... i miei  affetti, le mie strade... non voglio cambiar pagina e scrivere da un'alta città... no, non voglio... ma purtroppo so che dovrò farlo...
Ho progetti ambiziosi... e per realizzarli so che dovrò andar lontano.... amo Grotte in modo smisurato, ma non posso rinunciare ai miei sogni...
So che l'anno prossimo non appena sarò salita su quel treno che mi porterà via... tutto quello che ora mi circonda mi mancherà, e pure tanto... ma non posso farci nulla, e come me non possono farci niente tutti i giovani cresciuti in un piccolo paesino come il nostro... ma se si hanno progetti, se si ha soprattutto voglia di realizzarsi... per noi non c'è scelta... dobbiamo aprire le nostre ali e volar lontano... e non servirebbe nemmeno pensare: "prima o poi ritornerò"... non ha senso... anni di studio e sacrificio per poi tornare e far un lavoro che comunque richiede uno spostamento quotidiano... o un lavoro che non ti soddisfa... e poi... penso... che futuro darei ai miei figli?... dovrei preparargli un diario dove già so che a metà della loro vita dovranno scrivere: "oggi vado via...".
No... non voglio questo; io sogno qualcosa di più per me e per chi ci sarà dopo... sono ingiusta e incoerente dicendo che amo alla follia il mio paese e che non sarei voluta nascere in un posto migliore... ma che non c'è scelta prima o poi dovrò lasciare questa bambagia che mi ha cullato sino ad adesso... sono arrabbiata; si, lo sono da morire... perchè sto vedendo Grotte morirmi attorno, ma me ne resto immobile e incapace di  far qualcosa... e so di non esser l'unica... ma sono arrabbiata soprattutto perchè è Grotte che non fa nulla per motivare noi giovani a restare... e potremo scrivere milioni di lamentele ma nulla cambierà... dobbiamo muoverci dobbiamo far qualcosa... anzi voi "grandi" dovete dare una motivazione a noi giovani a  restare... non lo so, spronateci ma... FATE QUALCOSA!... perchè mi sa che noi da soli... non ce la facciamo...
E detto questo... bacio uno per uno i miei concittadini che hanno scelto di passare in questo angolo sperduto di mondo, ma che per noi è tutto, la loro esistenza... e abbraccio anche chi sta per trascorrere i suoi ultimi giorni di residenza fissa a Grotte... buona fortuna ragazzi...
Saluto calorosamente coloro che sono già partiti e quelli che oggi scelgono di ritornare... spero di passare al meglio questo mio ultimo anno "a casa"... spero di poter sempre portare alto il nome del nostro paese... e di una cosa sono certa... che comunque vada la mia storia... il suo incipit sarà sempre: "SONO GROTTESE!".
Grotte scorre nelle mie vene, queste strade, questa gente, questi visi  conosciuti... questo calore... tutto questo fa parte di me... e niente e nessuno me lo porterà mai via... LO GIURO...

Alessia Licata                   

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03/04/06

Il mio cuore... a Grotte

La lettera di Donatella, grottese a Roma

Roma, 03/04/2006

     Miei carissimi compaesani,
parlando con i miei sono venuta a conoscenza della "nostra" (consentitemi di scriverlo) grande novità, finalmente possiamo comunicare via etere!!!
     Sono trascorsi sei lunghissimi anni.. una bimbetta in erba si preparava a compiere un passo importante! Una bimbetta carica di entusiasmo e nelle tasche.. soltanto un pugnetto di anni. Avevo 18 anni allora, sono partita per cercare  me stessa.. per ritrovare la donna che avevo sognato.. per conoscere finalmente la donna che sarei diventata! Avrei viaggiato per anni.. percorso milioni di chilometri.. attraversato galassie, ma tanto.. avrei viaggiato per nulla e le mie domande.. avrebbero continuato ad echeggiare nell'aria senza una risposta! Tanto valeva fermarsi a Roma! Non potevo sbagliarmi, in fondo.. tutte le strade portano all'Urbs!
     In quei momenti, durante la partenza, nella mia testa scorrevano le immagine della mia infanzia, della mia adolescenza.. anni stupendi.. anni che ancora oggi escono indelebili dai cassetti della mia memoria! Scoppiai in lacrime quel giorno, sapevo cosa lasciavo.. i miei amici, una casa, LA MIA FAMIGLIA!! Continuavo a ripetermi: "Perché la strada più difficile? Perché mai abbandonare la mia adorata isoletta?" Poi ho capito che cercavo un sogno, l'ho inseguito, l'ho tenuto stretto! è stata dura, ma ce l'ho fatta: sono un dottore in Medicina e Chirurgia (da due settimane circa)! Una scelta giusta? Sbagliata? Chi può dirlo? Ai posteri l'ardua sentenza. (SCHERZO!!!)
     Molti probabilmente non mi ricordano più, quando torno in Paese mi capita di sentire: "Ma sei di Grotte?" Vi confesso che queste parole.. gravano sulle mie esili spalle come fossero macigni! Quando ti assenti per molto tempo, pensi (o forse speri!) che al tuo ritorno tutto rimanga immutato.. come l'hai lasciato.. in un limbo metafisico.. come se il tempo avesse deciso di rimanere a guardare! Poi ti scontri con la realtà.. tutto è cambiato.. gli alberi.. le strade.. perfino le persone (non è una critica, soltanto una constatazione)!
     Oramai ho imparato a convivere coi ritmi caotici della città. Tutti corrono.. tutto si muove, ma poi.. che cosa mai avranno da correre!!? Non lo so, so soltanto che adesso.. vado di corsa anch'io (sarà forse per il mio innato spirito di solidarietà?)!
Ricordo ancora il mio primo giorno. Ho chiamato un taxi, l'autista ha esordito dicendo: "Aho, Roma è bella de giorno, ma de notte.. te fa sognà". Questo pazzo ubriacone!.. ma in fondo.. C'aveva ragione lui!
     Vedevo la città e mi perdevo in essa, ce l'avevo in pugno! Mi sentivo la padrona del mondo, avrei potuto vincere chiunque! Fronteggiavo la solitudine.. mi battevo come un leone! I miei cari, la mia terra, la mia gente mi mancavano come l'acqua mancherebbe al suo mulino! Ma nella mia mente continuava a farsi spazio un'idea, un ossessione: non potevo deludere coloro che mi avevano sostenuto, non potevo darla vinta a quelli che invece.. in me.. non avevano mai creduto!
     Da quel giorno.. il prezzo della benzina è raddoppiato, due grattacieli sono crollati, il Palermo è tornato in serie A.. insomma. ne è passato di tempo! La bimbetta si è fatta donna (ancora in erba.. ma sempre donna!), sono maturata personalmente e professionalmente e oltre questo.. ho continuato a tenere vivi i miei ricordi! IO NON DIMENTICO.. le mie origini, i miei compagni, la mia SICILIA!
     Sapete, il buon nome dei SICILIANI trova i suoi massimi estimatori proprio nella capitale. Ci distinguiamo per la cucina, per il calore, per la lealtà. insomma.. ci distinguiamo! Se devo essere sincera, comunque, non ho nulla da obiettare.. non sono malaccio neanche loro (Sti romanacci! Anche se quelli veraci alla fine.. si contano davvero sulle dita di un monco!). La mia avventura è stata costellata di persone meravigliose! Con loro mi sono sentita a casa, coccolata come se fossi rimasta ancora tra le braccia del papà, come se la campana di vetro che mi proteggeva non si fosse mai schiusa!
     Fra poco a Grotte si svolgerà una delle feste a me più care. Una di quelle tradizioni che, a mio avviso, non dovrebbe mai andare perduta! Sono convinta che secondo l'opinione di molti starei farneticando, ma vi assicuro che la distanza da casa rende l'evento unico al mondo! Qualche giorno fa, tornando all'ovile, ho potuto assaporare il gusto dei preparativi: le prove della banda (non sono di parte), della recita e quant'altro. Vi confesso che.. potrei perdere la finale dell'Italia ai mondiali.. ma questa.. non la perderei per nulla al mondo!!
     Scusate se vi ho annoiato, ma oggi avevo un po' di nostalgia e un pc a disposizione.
Roma sei forte, ma il mio cuore.. rimane sempre a Grotte!
Con simpatia,

Donatella Castronovo                   

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13/02/06

Grotte è il mio futuro

La lettera di un amico, innamorato di Grotte

Quanto io tenga al mio paese credo ormai sia risaputo, basta leggere gli articoli precedenti. Ho ricevuto una lettera dal carissimo amico Filippo Lo Presti, da Roma, che esprime i miei stessi sentimenti. Sono felice di avere conferma che molti altri giovani, come me e Filippo, sono orgogliosi di Grotte. Non voglio togliere nulla all'immediatezza della lettera, che vi propongo integralmente.


Caro Carmelo ancora una volta il tuo sito “Grottese”, con la g maiuscola, ci ha permesso, a noi che per varie ragioni siamo momentaneamente lontani, di sentire vicino l’odore di casa.
A quanto pare in questo periodo fa freddino; ho visto la foto di Grotte sotto la neve, è bellissima!

Ho letto la tua rubrica, mi rivedo in molte delle cose che scrivi soprattutto in quelle che descrivono l’amore viscerale per il nostro bel paesino. Non c’è dubbio che ognuno di noi è un po’ quello che il paese in cui è nato e cresciuto lo ha portato ad essere. Personalmente mi dissocio da quanti (e sono molti) una volta fuori Grotte debuttano con un bel “A Grotte non c’è PROPRIO NIENTE!”.

Da quasi due anni, grazie a questa mia, (ormai breve per fortuna) esperienza romana ho avuto modo di entrare in contatto con ragazzi della mia età provenienti dalle più diverse parti d’Italia (la maggior parte comunque del sud).
Quasi tutti non immaginano minimamente di ritornare nella loro regione, “A Roma si sta benissimo!” dicono.

Sarà così ma, fermo restando che la capitale è sempre la capitale, io non sono proprio dello stesso avviso. Volendo dare il giusto peso alle cose, quando sono stressato preferisco ardermene in campagna mia, dove ho passato una serena infanzia piuttosto che farmi sommergere da posti che nonostante lo sforzo non potrò mai considerare miei. Ti assicuro che non è paura di stare lontano da casa, per varie ragioni lo sono stato spesso e per lunghi periodi. So che quasi sicuramente non sarò libero di decidere dove, diciamo così, metterò su casa, ma di certo se potessi scegliere non mi allontanerei dalla Sicilia e possibilmente non mi allontanerei neanche da Grotte. Capisco chi giustamente eccepisce che in Sicilia e soprattutto nell’agrigentino non ci sia di che sperare, e tuttavia io controbatterei che a questa situazione la nostra sfiducia pregiudiziale non è di certo di grande aiuto. Del resto se noi per primi appena fuori ci riproponiamo come fuggiaschi di tornare giusto per le feste, tanto perché c’è la famiglia, poi non possiamo lamentarci se tutto invecchia e non succede nulla di nuovo sotto il cielo.

Se non lo hai letto ti consiglio un bel libro di Roberto Alajmo, si intitola “Palermo è una cipolla”.
L’autore descrivendo uno dei luoghi comuni su noi siciliani scrive che gli abitanti di Palermo, ma può estendersi a tutti i siciliani, si dividono in due categorie: quelli che partono dall’isola e quelli che ci rimangono. “Chi parte considererebbe chi resta un provinciale destinato al peggior fallimento esistenziale, e chi resta parla di chi è partito come di un disertore che ha abbandonato la prima linea per rifugiarsi nelle retrovie”. Personalmente non appartengo né alla prima né alla seconda di queste categorie solo credo che chi parte potrebbe mettere in conto anche di tornare e spendersi per la propria bella isola e chi resta fare in modo di migliorare le cose così da limitare il flusso di quelli che vogliono partire. Non è idealismo, diciamo che è voglia di crederci!

Lo stesso autore continua scrivendo che chi parte si alza la mattina, magari a Milano, vede grigio dalla finestra fa colazione con una pasterella surgelata e teme di aver sbagliato tutto. Chi resta si alza vede il sole dalla finestra, fa colazione con un bell'iris alla ricotta e capisce di aver fatto bene a restare. Alla sera i due tornano a casa, chi è partito è bello soddisfatto per una buona giornata di lavoro, chi è rimasto medita di partire.

Magari le ragioni per restare non si esauriscono nel sole e nell’iris alla ricotta, ma d‘altra parte, tocca anche a noi evitare che una delle principali ragioni per partire sia la costrizione causata dall’assenza di prospettive per un gratificante futuro.

Un abbraccio e buona serata. Io torno presto.

Filippo                   

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01/01/2006

Caro amico ti scrivo...

Da un anno all'altro, sperando che qualcosa cambi.

"... così mi distraggo un pò", cantava Lucio Dalla, e continuava dicendo: "Da quando sei partito c'è una grossa novità: l'anno vecchio è finito ormai, ma qualcosa ancora qui non va". Questo direi ad un amico lontano. Si sa che il fine anno è tempo di bilanci, di tirare le somme, di guardarsi indietro pensando al domani. Non voglio scrivere un elenco di fatti e persone, sarebbe lungo e noioso (soprattutto da leggere); solo qualche breve considerazione sugli avvenimenti degli ultimissimi giorni. I grottesi hanno un cuore grande, sanno donare, condividere. Lo hanno dimostrato durante le recenti iniziative benefiche che hanno avuto luogo nel nostro paese. Due raccolte di prodotti alimentari, a breve distanza l'una dall'altra, hanno dato grandi risultati (più di 700 Kg di prodotti solo nell'ultima raccolta); una serata nel segno della solidarietà verso "gli ultimi" organizzata per il giorno di Santo Stefano; una vendita di prodotti artigianali organizzata in collaborazione con la scuola allo scopo di raccogliere fondi per l'Unicef, una triangolare di calcio il cui incasso sarà devoluto in beneficenza, e di sicuro dimentico altro. Magari non lo sa, o preferisce non sentirselo dire, però il grottese ha un cuore grande. Con queste iniziative l'anno potrebbe terminare positivamente, eppure... Gli assessori comunali hanno rassegnato le dimissioni ed il paese conclude l'anno senza un'Amministrazione. Hanno voluto, di certo, dare un segnale positivo di non attaccamento "alla poltrona" e consentire nuovi equilibri tra le forze che appoggiano il Sindaco. Non interessano i perchè (ci sono sempre dei buoni motivi) e non esprimo giudizi, ma questi sono i fatti. E' evidente che ai cittadini non piacciono i frequenti cambi di Assessori, e neanche le continue frizioni tra i partiti che sostengono il Sindaco. L'opposizione in Consiglio Comunale compie bene il proprio compito di critica e pungolo (com'è suo dovere); la maggioranza farà bene il suo, dando presto una guida alla città. Non una speranza, piuttosto un augurio: che possiamo avere per tutto il 2006 una buona Amministrazione. Rileggevo in questi giorni la relazione che il Dott. Giacomo Agnello fece nel 1988 (17 anni fa) al 40° anniversario della DC a Grotte Visita l'argomento; oggi si potrebbe rifare identica. I problemi sono sempre quelli: la disoccupazione, la fuga dei giovani verso il nord, il ponte sullo stretto, la speranza del lavoro nella "zona industriale". Sembra non sia cambiato nulla. Forse, per dirla con Lucio, "l'anno che sta arrivando, tra un anno passerà" lasciando tutto immutato. Io voglio essere ottimista: i grottesi sanno fare il bene, e sanno farlo bene.
Un buon 2006 a tutti.

Carmelo Arnone                   

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30/11/2005

E' il mio paese

Dall'infanzia alla maturità, il luogo dei ricordi... verso il futuro.

Ciascuno ama i luoghi della propria infanzia. Per il semplice motivo che lì è cresciuto. I giochi per strada, le prime amicizie, le piccole liti ed i grandi divertimenti sono indissolubilmente legati ad un territorio. Vi sono angoli di case, incroci di vie, spiazzali, scalinate che richiamano alla mente episodi dal sapore di pane e zucchero. Un lampione ha segnato il primissimo periodo dei miei giochi. Una lampadina sotto un semplice piatto smaltato bianco. Segnava l'incrocio tra Piazza Fratelli Bandiera e Via Washington (per noi bambini, allora, era "Uoscinton"). Indicava la traversa da prendere per ritrovare la via di casa, per non smarrirsi nello spazio. Ci si smarriva nel tempo, giocando sino alle ombre della notte. Quel lampione acceso indicava l'ora del rientro tra le mura domestiche. A casa, l'odore delle candele accese accompagnava l'abbandono al sonno, ai sogni. La chiesetta vicino casa, nei pomeriggi invernali, ospitava i giochi di noi bambini; non era un vero oratorio, ma scaldava l'anima. Crescendo ho imparato a conoscere tante altre viuzze e vicoli, attraverso cui mi recavo a scuola, lontana, a piedi, spesso correndo (sbrigati che è tardi!). L'andata era leggera, in discesa; il ritorno molto lento, in salita. Poi ho percorso la strada verso la stazione ferroviaria, e da lì molte altre strade, vie, piazze... ma sono sempre tornato. Il tempo è trascorso inesorabile. Il pane e zucchero ha ceduto il passo al big mac. La periferia ha vie ampie e moderne abitazioni, ma il paese, nel mio cuore, è rimasto lo stesso. Io amo questo paese. Non solo il luogo geografico e della memoria, ma anche l'umanità che lo abita. Amo ogni singola persona che vive qui. Giovani e anziani, benestanti e non, gente di lettere e di zappa. Ciascuno merita un mio sorriso, ed a ciascuno sono grato perchè rende vivo Grotte e condivide con me la sua esistenza. Come dire... percorriamo il sentiero della vita sullo stesso treno. E ringrazio Dio per avermi fatto vivere proprio qui. Sono innumerevoli i modi per dimostrare i propri sentimenti. Questo sito è segno del mio amore per questo paese ed i suoi abitanti. Un modo per farlo conoscere al mondo e per essere utile alla comunità. Vi ho inserito la storia (che, in minima parte, ho vissuto), le tradizioni, le istituzioni, le attività ed altro. Nella speranza che questo mio lavoro, in cui passato e presente si ritrovano,  possa contribuire a proiettare Grotte verso il futuro. Questo, è il mio paese.

Carmelo Arnone                   

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